In Ucraina a Kharkiv, la citta’ dell’est a soli 40 chilometri con il confine russo, la diocesi cattolica non nasconde le sue paure per le prossime messe di Natale. Gli orari e i luoghi verranno comunicati ai fedeli solo all’ultimo momento. “Dall’altra parte sanno quando e’ Natale e non vorremmo che ci inviassero gli auguri come hanno fatto a Pasqua”, dice il vescovo, monsignor Pavlo Hončaruk, riferendosi agli attacchi che subi’ la citta’ subito dopo le celebrazioni dello scorso aprile. Quanto ad una eventuale visita di Papa Francesco, “sarebbe per noi molto importante ma siamo consapevoli che sarebbe pericolosissimo per lui e per i fedeli che lo vorrebbero incontrare.
Le parole del Vescovo di Kharkiv
Loro – dice il vescovo riferendosi ai russi che non riesce neanche a nominare – non si fermerebbero neanche davanti al Santo Padre”. Prima di lasciare la citta’, lo salutiamo sulla soglia della cattedrale cattolica dedicata alla Madonna Assunta, “allora Buon Natale eccellenza”. Dopo qualche ora un messaggio WhatsApp: ‘Kharkiv e’ stata di nuovo attaccata, quattro persone ferite’. Si vive sul filo, “devi ringraziare Dio se hai vissuto un’altra ora”, ci aveva detto a tavola, ospiti della sua diocesi insieme ad una delegazione dell’ambasciata ucraina presso la Santa Sede.
La paura nelle chiese
C’e’ paura nelle chiese per questa guerra, che le vede pero’ anche protagoniste. Dissidi antichi che oggi assumono una valenza politica. Arrivano infatti le prime condanne in Ucraina nei confronti di sacerdoti ortodossi, quelli che hanno come punto di riferimento il Patriarcato di Mosca, accusati di collaborare con gli occupanti. E’ di queste ore la notizia della condanna a dodici anni di carcere dell’abate della chiesa di Lysychansk. Era stato arrestato ad aprile. Secondo la sentenza, diffusa dai canali di informazione locali, “ha fornito agli occupanti informazioni sulle posizioni di combattimento delle truppe ucraine sul territorio della citta’ cosi’ come nella regione di Severodonetsk”. Ma avrebbe dato informazioni anche sui civili che hanno deciso di abbracciare attivamente la resistenza.
La guerra di “religione”
Non e’ l’unico caso, tanti sono sotto la lente delle autorita’ ucraine. Il metropolita di Izyum e Kupyansk, Oleg Oleksandrovich Ivanov, “e’ scappato in Russia. Secondo le ultime foto circolate era a Belgorod. Come lui, in tutta l’Ucraina, tra i quaranta e cinquanta pope sono andati in Russia. Davano informazioni agli occupanti, mettevano a disposizione chiese e monasteri per nascondere le armi. Se tornano rischiano un processo e la condanna”, riferisce Andrii Yurash, l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede. Quella in Ucraina e’ anche una guerra di religione.
Nessuna notizia di due sacerdoti
Dei due sacerdoti greco-cattolici che erano rimasti nei territori occupati e che sono stati arrestati dai russi a Berdyansk, non si hanno piu’ notizie. Dall’altra parte, quella ucraina, ci sono appunto i primi processi contro gli ortodossi che fanno riferimento a Mosca e soprattutto quel provvedimento, che deve passare dal Parlamento, per mettere al bando le parrocchie ortodosse che sono sotto il ‘manto’ di Kirill. Poi c’e’ il conflitto sul campo che non risparmia i luoghi di culto. Dall’inizio della guerra, secondo gli ultimi dati (aggiornati al 15 luglio 2022) dell’Irf, Institute for Religion Freedom, sarebbero almeno 270 gli edifici religiosi distrutti o danneggiati nel conflitto a seguito dell’invasione dei russi. I maggiori danni a Zhytomyr, Kyiv, Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia, Kherson, Mykolaiv, e nella regione di Odessa. Una realta’ che ha toccato chiese e monasteri, da quelli ortodossi, che nel Paese sono maggioranza, a quelli dei mormoni, passando per le chiese cattoliche e quelle battiste; danni di guerra anche a nove sinagoghe e sette moschee. (ANSA).