E’ salito ad almeno 6.256 morti accertati il bilancio provvisorio complessivo del terremoto in Turchia e Siria. Le rispettive autorità hanno fatto sapere che le vittime accertate in Turchia sono 4.544 e in Siria 1.712.Lo riferisce l’agenzia turca per i disastri e le emergenze Afad, come riporta Anadolu, facendo sapere che i feriti sono 26.721 e gli edifici distrutti 5.775. Si continua a scavare mentre non si fermano le scosse. Si temono 20mila vittime. C’è un italiano che ancora manca all’appello. “Si tratta di Angelo Zen, della provincia di Vicenza, siamo in contatto costante con la famiglia”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani dall’Unità di crisi della Farnesina.
La situazione a Antiochia
“La situazione a Antiochia e’ drammatica. Sono crollati palazzi interi, sono state distrutte moschee e chiese. Ci sono morti, ci sono persone sepolte sotto le macerie, e in tanti posti nessuno e’ ancora arrivato per provare a salvarle. Fa freddissimo, non c’e’ luce, non c’e’ acqua, i forni per il pane sono andati distrutti, le botteghe sono chiuse. Le strade, piene di detriti, sono impraticabili anche per i mezzi di soccorso. Mi dicono che almeno meta’ della citta’ e’ distrutta o ha subito gravi danni, soprattutto nella parte piu’ antica”.
La testimonianza
La drammatica testimonianza raccolta dall’agenzia vaticana Fides arriva da padre Domenico Bertogli, 86 anni, frate cappuccino modenese, che dalla fine degli anni Ottanta fino al 2022 ha servito come parroco la comunita’ cattolica di Antakya, l’antica Antiochia sull’Oronte, oggi situata nella provincia turca sud-occidentale dell’Hatay. Antakya si trova a meno di 200 chilometri da Gaziantep, l’area urbana piu’ prossima all’epicentro del terremoto che ha seminato morte tra Siria e Turchia.
Padre Domenico ora e’ a Istanbul, ma e’ in contatto quotidiano con padre Francis, che a Antakya gli e’ succeduto come parroco della chiesa cattolica dedicata ai Santi Pietro e Paolo. “La nostra parrocchia”, racconta padre Bertogli, “e’ rimasta in piedi. E’ un edificio basso, e ha retto l’urto delle scosse. Solo la casa d’accoglienza ha subito gravi danni. Ma la moschea e il minareto che erano proprio accanto alla parrocchia sono crollati. Sono state sventrate anche due moschee importanti della citta’, come pure la chiesa ortodossa (nella foto, ndr) e la chiesa protestante”.
La piccola parrocchia
Ora, la piccola parrocchia ha aperto le porte per accogliere le famiglie di sfollati che abitavano nei paraggi: “Si sentono piu’ sicuri, perche’ la parrocchia ha il giardino che rappresenta una via di fuga subito accessibile, in caso di nuove scosse. Gli esperti ripetono che lo sciame sismico non e’ finito. E la paura che incombe impedisce anche di affrontare con lucidita’ l’emergenza. C’e’ bisogno di cibo, di tende e coperte. C’e’ bisogno di tutto”. (ANSA).