Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Quanti disagi patii io [Gesù] e la mia Madre in paesi così strani [Egitto], tra genti infedeli idolatri, da intelletto umano non può capirsi (III 166).
Certamente ci sono tanti disagi nella nostra vita, a cui bisogna far fronte. E più una persona vuole cercare il proprio comodo in ogni situazione e maggiori fastidi trova, e un piccolo disagio può diventare per lei insopportabile. Quasi ogni giorno constatiamo come chi è abituato al sacrificio e all’impegno, per realizzare qualcosa per sé e per gli altri, sa godere anche del poco; l’egoista, che tutto accentra a sé, è spesso insoddisfatto, e anche i migliori confort e capricci non gli danno una felicità che lo soddisfi.
«Arrivò questa celeste colomba [Maria] nella città di Gerusalemme: aveva patito molti disagi, sì come è solito di poveri viandanti, e andò al tempio, adorò Iddio» (I 133). «Oh quanti disagi patì Maria come tenera verginella! Ma tutto pativa per amor di Dio […], e patendo la Madre, pativa anche il Figliolo» (I 149-150), «partorito in questo luogo pieno di disagio» (I 153). «Oh quante volte la Beata Vergine pativa delle cose necessarie, pativa fame, sete e altri disagi che sogliono patire le persone povere!» (I 177). «Quante volte avete avuto disagi, fame, sete, e pur non avete bevuto per nostro esempio!» (II 522). Se ami Dio, quando vieni offeso «non devi credere che tal ingiuria ti venga fatta dall’uomo, ma che sia permessa da Dio per maggior tuo bene e per tua maggior perfezione [affinché] per suo amore sopporti con pazienza tanto disagio» (II 413).
Foto: Repubblica