Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Camminava Maria con maestà indicibile, aveva sempre la presenza di Dio, lo contemplava eminentemente in ogni luogo e in ogni tempo, non pativa distrazione perché tanto lo amava nel lavoro esterno come anche interno (II 596).
Fin dalle scuole elementari siamo stati richiamati perché distratti. Quando qualcuno ci parla e qualcosa non ci interessa, pensiamo ad altro, voltiamo pagina o cambiamo velocemente il canale televisivo. Se invece qualcosa ci tocca personalmente, ad esempio lodi o interessi economici, prestiamo subito la massima attenzione. Ma forse non sempre ci applichiamo in uguale misura per le cose che riguardano la nostra anima.
«Maria aveva un amore verso Dio così cocente e ardente che avrebbe consumato un colosso di bronzo […]. In ogni luogo, in ogni tempo lo amava, non pativa distrazione, godeva Dio in un modo ammirabile e indicibile» (III 202-203). «La contemplazione non patisce distrazione, e se pur esce fuori [si distrae], ritorna a Dio con gran prestezza, non potendo sopportare d’esser separata dal suo centro e fine: questo fine è Dio, il quale regge, governa tale anime (II 579 e 630). Quand’è in stato contemplativo «l’anima odia questo corpo per poter meglio essere con Dio; e anche se il corpo le dà poco disturbo, ogni poca distrazione le sembra molto (cf. II 621); e quand’è con Dio «si ferma e si riposa, e in questo riposo opera senza dolore, senza distrazione, con somma pace e requie» (III 256).