Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice
La riflessione di oggi
E tanto più saranno grandi i miei desideri, gli amori e i clamori, quanto che io vedo che voi, o mio Dio, siete tutti i miei beni, glorie e felicità (II 295).
Così era per fra Tommaso. Purtroppo oggi tante persone sembrano solamente alla ricerca di una continua felicità terrena: la scelta delle persone, del lavoro, del luogo e di un qualsiasi oggetto è solo in vista di una felicità fruibile magari per pochi istanti. Poi, finito un “piacere”, se ne cerca un altro per passare il tempo e riempire un vuoto interiore. La visione di un’altra felicità, futura ma certa, aiuta invece a superare le difficoltà, i dispiaceri e le contraddizioni di questa vita, facendoci rimanere sereni, e senza far ricadere sugli altri la nostra insoddisfazione o il nostro malcontento [→ Allegrezza].
«O felicità dei servi di Dio! E se il proprio della natura è cercar dignità e grandezze, qual maggior grandezza si può trovar che servir a Dio con purità di cuore, con filiale amore?» (II 128). «E quelli che hanno superato le proprie passioni, estinto l’amor proprio, sentono un regno entro all’anima […], e si accresce maggiormente la felicità» (II 438).
«Devi volere questa felicità perché Dio vuole che tu l’abbia; ma non ti fermar in essa, ma nel donatore, Dio» (cf. II 122). «Pochi sono quelli che vogliono affaticarsi per acquisto d’essa felicità; molti sanno predicar la via del cielo che è corta e stretta, ma pochi vogliono camminar per essa» (II 275). Spesso «l’uomo, più velenoso d’aspide, sordo, pensa di trovare la felicità in un’ora che ha da stare al mondo, e vive come se io non fossi Dio!» (II 302).
Fra Tommaso: «Voi siete il Dio dell’anima mia, voi, o carissimo, dolcissimo, amabilissimo e clementissimo, siete ogni mia gloria, felicità, pace, requie, sollazzo, consolatore, sposo, padre, amico, Dio, creatore, redentore […]. Voi, o innamorato Gesù, siete la mia fortezza, la mia difesa: o amabile Gesù, altro bene |non voglio, altra ricchezza non bramo, altro tesoro non desidero, non altro paradiso pretendo che voi, o mio santo Gesù. E più goderò nelle miserie e travagli con voi che nella felicità senza di voi» (II 445). A un destinatario augura che «nostro Signore la prosperi, la feliciti nei beni celesti, innalzandovi a guisa di candidissima colomba nei misteri divini, pigliando il sostegno e vita da quella increata vita, il quale è ogni nostro bene, pace e felicità, accrescendo nell’anima vostra nuovo amore, nuovi lumi per vedere Iddio sommo bene» (IV 148).