Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Ah, gemi e piangi giorno e notte la morte di Gesù! Emenda, o uomo, la tua vita: ha pagato Cristo con la sua morte tanta tua scelleratezza, non peccare più (I 254).
Per emendamento pensiamo subito a una correzione o modifica al testo di un disegno di legge chiesto in parlamento. Ai tempi del nostro fra Tommaso forse non esisteva questo caso; egli quindi parla spesso di emendamenti del nostro comportamento per liberarci da imperfezioni o difetti purificandoci, perfezionandoci e rendendoci di conseguenza maggiormente graditi a Dio.
«Queste considerazioni [patimenti di Gesù] ti faranno languire, lacrimare e singhiozzare; e quindi poi nascono gli affetti amorosi, l’emendazione e l’ardente desiderio di far acquisto delle virtù sante» (II 408); «e devi produrre atti frequenti d’amore verso questo Dio e far proponimento di emendar la vita tua (I 215). «O buon Gesù, esclamavi: “Chi ha sete venga da me e beva” [Gv 7,37], o dolce liquore, venite ora, o peccatori e anche giusti, a bere da queste cinque fonti [le piaghe] che stillano sangue e acqua: acqua d’amore ai giusti e sangue ai tristi, acciocché emendino la loro vita vedendo un insolito amore» (I 252). «La misericordia di Dio si china a ricchi e poveri, grandi e piccoli, re e vassalli, perché è giusta e vuole che ognuno abbia lacrime di pentimento e proponimento di emendarsi» (cf. I 270). «Se Caino si fosse umiliato a Dio, quando gli domandò ove era Abele, gli avrebbe usato misericordia; e se quelle città nefande, Sodoma e Gomorra, avessero domandato misericordia, Dio gliela avrebbe concessa; e se il mondo tutto, essendo immerso ne’ peccati, avesse emendata la vita […], Dio gli avrebbe fatto misericordia» (I 270).