Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Voglio io ben credere che la Beata Vergine si rallegrasse molto nel veder in due animali tanta pietà verso il loro Creatore, cosa che non aveva fatto quel popolo ingrato di Betlemme, che non lo volle alloggiare (I 153).
C’è un detto: «Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine». Quanta ingratitudine ovunque, anche intorno a noi, anzitutto nella propria famiglia cominciando dai figli nei riguardi dei genitori: li si accusa, si pretende, talora anche giustamente, qualcosa; ma spesso non si tengono presenti i tanti benefici da loro ricevuti. Anche fra Tommaso è rimasto deluso del bene fatto, ma si preoccupa maggiormente dell’ingratitudine dell’uomo nei confronti di Dio e di Gesù (circa ottanta di volte).
«O carità, o pietà, o ineffabile Iddio, e chi potrà già mai capire l’amore vostro verso quest’uomo tanto ingrato e sconoscente?» (I 164). «E che sperate, o Dio mio, che tanto fate per quello che pur sapete che vi pagherà con tanta ingratitudine!» (I 228). «O ineffabile Dio, quanto grande è la pietà vostra e misericordia verso l’uomo tanto ingrato!» (I 234). «Non sapevate voi che l’uomo vi aveva da usare tanta crudeltà, tanta ingratitudine? E se lo sapevi, perché tanto affezionarvi all’uomo più crudele d’un leone?» (II 147); «non sapete che l’uomo doveva usare tanta crudeltà e ingratitudine?» (II 377).
«O Dio, quando avrete ben fatto e stentato, patito e morto, questa ingrata natura umana vi pagherà di tanta ingratitudine! E qual fiera ingrata e più crudele già mai si trovò quanto fu l’uomo verso il suo Iddio?» (I 204). «Ricordati, o anima, di quei dolori che patì per tuo amore, e da’ amore per amore, e non esser tanto crudele. Ah, ingrata e sconoscente al tuo Iddio, più dura che diamante, più crudele che leone!» (I 201-202); e Dio, che già «vedeva la tua ingratitudine» (I 189), dice: «Se non fosse questo mio amore, non sarebbe il mondo, perché l’avrei distrutto e annichilato per tante ingratitudini che io ricevo» (II 321).