Ogni volta che la Chiesa cattolica si appresta a eleggere un nuovo Papa, gli occhi del mondo si posano sulla Cappella Sistina e, soprattutto, sul piccolo camino che svetta sopra la volta affrescata da Michelangelo. È da lì che si sprigiona la fumata, segnale secolare e carico di emozione che annuncia l’esito delle votazioni cardinalizie: nera se lo scrutinio non ha prodotto un eletto, bianca se il nuovo pontefice è stato scelto.
L’uso del fumo come segnale per i fedeli risale al conclave del 1878, quello che elesse Papa Leone XIII. Prima di allora, non esisteva alcun meccanismo visivo per indicare l’esito degli scrutini. La novità fu semplice ma potente: bruciare le schede dei cardinali votanti e usare la colore del fumo per indicare il risultato. Tuttavia, per oltre un secolo la fumata è stata spesso causa di confusione. Il fumo risultava grigiastro, non chiaramente bianco o nero, alimentando perplessità tra i fedeli radunati in Piazza San Pietro. Le immagini della fumata ambigua del 1958, durante l’elezione di Giovanni XXIII, restano celebri: migliaia di persone rimasero in attesa per ore, incerti sull’esito del conclave.
Per risolvere definitivamente il problema, a partire dal 2005, in occasione del conclave che elesse Benedetto XVI, il Vaticano ha adottato un sistema a due stufe: la prima serve a bruciare le schede cartacee, la seconda genera fumo colorato tramite una miscela chimica attentamente calibrata. Il tutto è realizzato con materiali sicuri e programmato con temporizzatori elettronici, in modo che la fumata appaia simultaneamente e con chiarezza.
Per ottenere la fumata nera, vengono usati composti come: perclorato di potassio, zolfo, antracene o naftalene, che creano un fumo denso e scuro. La fumata bianca, invece, si ottiene con una combinazione di clorato di potassio, lattosio, resine vegetali (come la colofonia), che bruciano producendo un fumo chiaro, visibile anche a distanza. Le quantità sono dosate con precisione e sigillate in cartucce numerate, per garantire la sicurezza e l’affidabilità del sistema. Ogni fase è supervisionata da un’équipe ristretta e fidatissima del Vaticano.
Il piccolo camino della Sistina rappresenta oggi un incontro perfetto tra tradizione spirituale e rigore tecnologico. In un’epoca in cui tutto è digitale e immediato, la fumata del conclave resta uno degli ultimi grandi rituali visivi collettivi. Un momento in cui la storia si scrive nel cielo di Roma, tra il fumo di un’antica stufa in ghisa, che debuttò nel conclave del 1939 che elesse Pio XII, e la speranza di miliardi di fedeli in attesa di conoscere il nome del nuovo Papa.