Quando Leone XIV indosserà il pallio e riceverà l’anello del Pescatore domenica prossima, non sarà solo l’inizio ufficiale di un nuovo pontificato, ma anche un atto di straordinaria continuità storica. La ‘Messa di inizio pontificato’, cuore solenne del ministero petrino del vescovo di Roma, è il rito che da secoli inaugura il cammino di ogni Papa, trasformando un semplice gesto liturgico in una dichiarazione di fede e di potere, che non a caso per oltre un millennio è stata chiamata “intronizzazione”.
Ma se oggi il Papa non sarà incoronato con la tiara – quel simbolo regale che nei secoli ha espresso il vertice dell’autorità temporale e spirituale della Chiesa – è proprio grazie a una storia di profonde trasformazioni, dove l’evoluzione dei riti ha rispecchiato i cambiamenti del mondo. La tiara, triregno o corona papale, che da Niccolò I nel 858 segnò l’inizio di un’epoca, è stata messa da parte definitivamente da Paolo VI, che in pieno Concilio Vaticano II fece un gesto simbolico di rinuncia: la Chiesa, come il mondo, era pronta a cambiare.
Leone XIV celebrerà una messa che, pur rispettando la tradizione, ci ricorda che l’autorità papale non è più legata alla corona dello Stato pontificio, ma al servizio universale che Pietro incarna dal primo giorno nella Chiesa. In questa prospettiva, la scelta di non incoronare più i Papi rappresenta un atto di sobrietà e di rinnovamento che si ricollega ai principi stabiliti dal Concilio Vaticano II.
E’ stato Benedetto XVI ad aggiornare il rito che domenica prossima Leone XIV celebrerà: l’Ordo Rituum pro Ministerii Petrini Initio Romae Episcopi ha rimodulato il rito del pontificato, confermando l’importanza del ministero spirituale del Papa come Vescovo di Roma e Successore di Pietro, al di là delle connotazioni temporali che caratterizzavano il passato.
Oggi il pontefice non è più incoronato in un senso regale, ma entra in un ministero spirituale che lo rende servo della Chiesauniversale. Questo è simbolizzato, oltre che dal pallio, anche dall’anello del Pescatore, un segno di umiltà e di servizio che segna l’inizio di un pontificato che non è innanzitutto potere temporale, ma chiamata alla cura e alla guida della Chiesa.
Due sono i momenti più solennemente significativi della messa di inizio pontificato: l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello del Pescatore.
Il pallio è un piccolo mantello bianco, realizzato con la lana di agnelli benedetti, che simboleggia il legame del Papa con il popolo di Dio e il suo impegno a portare sulle spalle il peso del ministero petrino. Il pallio viene posto sulle spalle del Papa dal cardinale protodiacono come segno della sua missione universale di pastore della Chiesa.
L’anello del Pescatore, che simboleggia l’autorità di San Pietro e il suo ruolo di guida della Chiesa, viene poi donato al Papa, che lo bacerà in segno di rispetto. La sua funzione non è solo decorativa:
l’anello è usato anche per sigillare ufficialmente i documenti pontifici, confermando simbolicamente l’ufficialità del ministero e il legame del Papa con la Chiesa universale.
La rinuncia alla tiara papale, operata da Paolo VI, segnò una svolta radicale nella storia del papato. La tiara, che aveva caratterizzato per secoli le incoronazioni papali, simboleggiava il potere temporale e spirituale del Papa come capo della Chiesa e, in qualche misura, come sovrano su vasti territori. Il 13 novembre 1964, durante una solenne celebrazione nella Basilica di San Pietro, alla conclusione della terza sessione del Concilio Vaticano II, con un gesto del tutto inedito e carico di significato, Paolo VI depose la tiara papale sull’altare, davanti ai Padri conciliari e al mondo intero.
Quel gesto, non previsto dal cerimoniale, fu immediatamente interpretato come un atto volontario di rinuncia ai segni del potere temporale, nel contesto di una Chiesa che, alla luce del Concilio, riscopriva la propria vocazione al servizio e alla povertà evangelica.
Il Papa volle che la tiara fosse donata alla Chiesa americana, dove oggi è custodita nel Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington, come “simbolo della missione della Chiesaverso i poveri”.
Non fu un’abolizione formale della tiara, ma un gesto fortemente simbolico, che di fatto segnò la fine delle incoronazioni papali. I successori di Paolo VI, da Giovanni Paolo I in poi, scelsero di non essere incoronati, inaugurando il pontificato con una solenne Messa in cui venivano consegnati il pallio e l’anello del Pescatore, segni di un’autorità che si esprime nel servizio, non nella regalità.
Domenica prossima, con la Messa di inizio pontificato, Leone XIV si inserirà in una tradizione che si radica nella Chiesa primitiva e si sviluppa fino ai giorni nostri. Questo rito è la solenne affermazione di un ministero che, seppur vestito di solennità, non è mai legato alla ricerca del potere, ma alla missione di servire.
Il Papa, infatti, è il “servus servorum Dei”, il “servo dei servi di Dio”, un titolo che mette in evidenza la sua vocazione a guidare la Chiesa con umiltà, come Pietro che, seppur Primo degli Apostoli, si è fatto “pescatore di uomini” nel nome di Cristo.
L’omelia che Leone XIV pronuncerà domenica prossima non mancherà di ricordare il valore di questo servizio e l’importanza di un ministero petrino che deve guardare con attenzione al mondo di oggi, con tutte le sue sfide e difficoltà. Un papato che, pur essendo profondamente radicato nella tradizione, è sempre proteso verso il futuro, pronto ad affrontare le sfide della modernità con la forza del Vangelo e la guida dello Spirito Santo.