Il commento al Vangelo di oggi, domenica 7 maggio, di Don Giulio Della Vite.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi, perché io vado al Padre».
Il commento al Vangelo
“Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro” (Dag Hammarskjöld). Per ognuno c’è una “cornice” definita: i non credenti la chiamano destino e i cristiani volontà divina, gli psicologi analizzano attitudini e sensibilità caratteriali, i sociologi tracciano condizionamenti culturali e familiari, i biologi determinano le dotazioni genetiche ereditarie.Sono i confini dentro i quali si gioca la partita della libertà nella creatività personale e nelle scelte per la qualità che formano la galleria dei “quadri” delle storie di vita.
La pittura
Un tale aveva una moglie con l’hobby della pittura. Visto che gli esiti non erano proprio esaltanti, per amore impreziosiva quei dipinti con cornici importanti. Finché un giorno vennero i ladri, rubarono tutte le cornici e lasciarono a terra i dipinti. Desolazione e verità. Che non accada così anche alle nostre storie personali, il cui unico valore è nelle cornici che ha messo chi ci ama mentre quello che abbiamo realizzato noi è solo scarabocchio. Gesù, mostrandosi oggi a noi come “via, verità e vita”, ci suggerisce che la fede è il pennello per dipingere il quadro,dando forma (via), senso (verità), colore (vita) al quotidiano. Via, verità, vita sono parole che non hanno passato o futuro: esigono una scelta nel presente: vita o noia, verità o menzogna, via/cammino o staticità. Qui e adesso. Troppe volte noi pensiamo a Dio come cornice da appiccicare alla realtà per avere protezione o per delimitare bisogni. Dio offrendosi come pennello nelle nostre mani è lo stile della forma dei passi delle nostre scelte (via), è il senso di quanto ci riempie (verità), è il gusto delle sfumature dei colori che ci caratterizzano (vita).
Cornice e quadro
Tra la cornice che condiziona e il quadro che siamo noi, la fede è lo stile della qualità delle pennellate.Se pensiamo a ciò mettiamo dentro la cornice, ci rendiamo conto di quanto, purtroppo, pasticciamo. Basta pensare al contenuto del quale ci riempiamo: diciamo “ideali” ma sotto sotto pensiamo “mode”, diciamo futuro ma sotto sotto pensiamo opportunità, diciamo orizzonte ma sotto sotto pensiamo vetrina, diciamo pace ma sotto sotto pensiamo benessere, diciamo preghiera ma sotto sotto pensiamo superstizione, diciamo educare ma sotto sotto pensiamo istruire, diciamo grande ma sotto sotto pensiamo grosso, diciamo “per sempre” ma sotto sotto pensiamo “finché dura”.
La via
Il Vangelo ci indica la “via” alla pienezza della “vita” per una “verità” che rende ognuno un’opera d’arte. Non è facile però da capire, da valutare, da realizzare. Per questo Gesù dice: “Non sia turbato il vostro cuore!”.La paura c’è e ci sta, il turbamento e l’angoscia no. Le paure ci sono ma l’ansia macchia il quadro che siamo noi. Simpatiche ma interessanti le parole del Cappellaio Matto in “Alice in Wonderland”: “Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti. E per fortuna io lo sono. La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa mediocrità!”.Questa è la differenza tra il quadro e la cornice.