Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Il commento al Vangelo
Se ci si interessasse meno degli alieni della galassia accanto e di più di quelli della porta accanto… vedremmo miracoli. Il Vangelo di oggi ha tre protagonisti: un bisogno urlato da una donna disperata per sua figlia; un Dio cha fa finta di non sentire; una comunità che incalza: bisogna fare qualcosa! La risposta di Gesù è terribile: “Non agisco con gli alieni!”. Sembra una scortesia rivolta alla donna straniera, in realtà è un pizzicotto per gli apostoli allora e per noi oggi, perché i veri “alieni” sono gli apostoli e siamo noi. La donna ottiene perché chiede a Dio di farsi “compagno”. Il contrario di alieno è “cum-panis” chi condivide il pane. A forza di trascurare briciole, abbiamo perso il gusto del cibo e ci troviamo “alienati”, abituati, rassegnati, condizionati, legati da convenienze a cui ci si è adeguati o da debiti affettivi. La straniera sa trasformare una “richiesta” in un “incontro”. Noi rischiamo di svuotare gli “incontri” in “contatti”. Lei ha saputo trasformare uno “scontro” in “opportunità”. Noi rischiamo di essere vicini ogni giorno, ma sempre distanti. A volte chi all’apparenza è lontano, poi si dimostra accanto. Chi invece per etichetta è “di casa”, si dimostra alieno.
Il cellulare
C’è chi crede di essere cristiano solo perché va in chiesa. C’è chi crede di essere famiglia solo perché convive in casa. Non tutti gli uomini sposati sono mariti e le donne mogli, dice un proverbio orientale. E vale in molti ambiti. Ciò che fa scattare il miracolo è una briciola: il determinante non è che tutto sia in regola, a posto, in ordine, ma l’essere vero. Pensiamo all’arma di distrazione di massa che è il cellulare. Chissà cosa penserà il povero Antonio Meucci: aveva inventato il telefono per vincere le distanze così da far dialogare e incontrare persone lontane chilometri e lo ritrova che allontana le persone vicine nella stessa stanza. Siamo nati col telefono fisso e ci troviamo a fissare il telefono. Quando il telefono era legato a un cavo, eravamo più liberi. La vera distanza è psicologica, cioè di testa e di cuore. Chi ti ama lo senti “accanto” anche se è “lontano”. Può essere fuori dalla vista, ma non è mai fuori dalla vita. Come Dio. È il segreto della fede e dell’essere compagni. Tanti sono vicini: in strada, al lavoro, nei negozi, in chiesa, eppure sono estranei. A volte succede anche in casa. Vicino è chi fa le stesse cose in uno stesso posto. Compagno è chi fa cose diverse in posti diversi, ma in sintonia. L’amore non è soffrire l’assenza, ma è percepire la presenza. Questa è la briciola che fa miracoli, che riempie di meraviglia scoprendo galassie abitate da “alieni” della porta accanto, ma anche della stanza accanto e a volte del letto accanto.