Il commento al Vangelo di oggi, domenica 6 agosto, di Don Giulio Della Vite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Il commento al Vangelo
Nel cuore dell’estate ci fermiamo a guardare Gesù che sceglie tre amici tra i dodici – Pietro, Giacomo, Giovanni – e li porta in montagna: “andiamo in disparte”. Vorrei giocare con l’assonanza al nostro bisogno di ferie. Andare “in diparte” ha lo stesso senso di “vacanza” che letteralmente (dal latino “vacatio”) significa spazio vuoto: è un creare distanza da quello che si fa di solito. Quando riusciamo “a staccare” (appunto!) come gli apostoli anche noi sospiriamo: “Che bello stare qui e stare così!”. Da questa mia forzatura “estiva” del Vangelo di oggi sul termine “vacanza” mi viene una prima riflessione: chi non è capace di guidare la propria vita sarà sempre condannato a rincorrerla. Sei capace di guidare la vita solo se sei in grado di fermarla. È facile mettere in moto una macchina e mettersi ad accelerare ma solo se sai guidare sai frenare senza schiantarti. Passiamo le giornate schizzati qua e là, ingolfati di attese, di sforzi, di amarezze, di delusioni, consumati a ricorrere urgenze e imprevisti, appesantiti dal fardello di cianfrusaglie di storie, zavorrati dalle ingarbugliate questioni che complicano tutto, logorati da una fatica esistenziale che corrode sogni e desideri. Gesù si ferma, va in disparte e il suo volto diventa luminoso.
Il bisogno di trasfigurarci
La seconda riflessione è quindi il bisogno di trasfigurarci. Ne sono convinti anche due vecchi amici: Mosè ed Elia. Proprio come quando vai in ferie e ti imbatti in qualcuno che conosci ma non fa parte della tua vita solita. Con la fantasia mi immagino che ai discepoli e a noi oggi. Mosè dica “divertitevi!” ed Elia suggerisca “riposatevi!”. Mosè ha attraversato il deserto, dall’Egitto alla terra promessa. Ha saputo cambiare strada per trovare la libertà dalla schiavitù. Divertimento deriva dal latino “de-vertere” cambiare direzione. Divertiti! Modifica la prospettiva del tuo guardare! Cerca te stesso: ascolta maggiormente il tuo cuore, prova a volerti bene un po’ di più e a darti attenzione, guarda in faccia e chiama col loro nome le tue prigionie, alleggerisciti, ridimensiona le cose, cambia aria nella testa. Elia è il profeta della speranza, che annuncia un futuro nuovo. Ri-posati è parola composta: ri-mettiti a posto, ri-posizionati. Ri-metti ordine, ri-posa le cose al loro posto dando le priorità. Ma è anche ri-posa/ri-metti nuova attenzione, premura, considerazione verso te stesso, verso chi ami, verso Dio. Se saremo capaci di divertirci e riposarci avremo un volto luminoso come Gesù, perché saremo capaci di ricreazione. “Ricreazione” ci porta al ricordo della campanella scolastica ma il senso è densissimo: è creazione nuova, nuova vita. È rinascita, è risurrezione dalle piccole morti di ogni giorno. È il comandamento dell’estate, perché per il Signore divertirsi, riposarsi, ricrearsi sono una cosa seria. Ne consegue la scelta responsabile della qualità alta della vita, infatti Gesù conclude dicendo: non temete, torniamo a valle! Una storia spirituale Zen, racconta di un fedele che ripeteva: “Quando ogni cosa andrà a posto troverò pace”. Lo Spirito obiettò: “Trova la pace e ogni cosa andrà a posto”.