Il commento al Vangelo di oggi domenica 24 novembre di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te o altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Il commento
“Le lucine di Natale si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti: io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”, così il filosofo Charles Bukowski riflette sulla nostra società. Il buio si spande intorno, ma il grigio ci invade dentro. Il grigio in natura ricorda la nebbia che blocca e fa paura. La notte la si batte con fari e lampadine. La nebbia vince lei. C’è il grigio delle nuvole che tappa il cielo e fa raggomitolare. C’è poi il grigio dell’inquinamento che fa mancare il fiato. Il grigio negli oggetti è spesso un “bianco sporco” conseguenza della perdita di lucentezza e identità oppure è un “nero slavato” che si è rovinato, sgualcito, perdendo forza e lasciandosi andare. Il grigio in sentimenti, eventi, relazioni è sinonimo di crisi.
Eppure il grigio è in realtà un insieme di colori mischiati che non siamo più capaci di vedere e di distinguere: infatti si ottiene unendo i primari blu, rosso, giallo, oppure anche i complementari come verde, viola, arancione. Chissà se è per questo che certe fotografie in bianco e nero hanno un’energia artistica particolare. Quel “testimoniare la verità” di cui Gesù parla nel Vangelo è il coraggio di trovare colori anche nell’opacità più tetra. È “roba dell’altro mondo” pensare così, infatti Gesù dice: “il mio regno non è di quaggiù”. Un simpatico amico indiano mi ripeteva questa logica: “Se vedi tutto grigio davanti a te, è un elefante! Scansati e giragli intorno! Non riuscirai mai a spostarlo e se stai fermo ti schiaccia!”. Noi a volte siamo ingarbugliati come le lucine prima di Natale.
Regaliamoci tempo e modo per prendere in mano i nostri nodi. Il nostro rischio, attendendo la nascita di Gesù, è di fare come i protagonisti dell’opera teatrale “Aspettando Godot” di Samuel Beckett: l’ultima battuta del testo è “Andiamo!”, ma la notazione scenica aggiunge: “Non si muovono”. Non siamo solo attorcigliati, ma siamo anche intermittenti. Ci serve il coraggio di fare a noi stessi la domanda di Pilato: chi sei per te stesso? chi sei per gli altri? sei convinto della tua dignità? come stai al mondo? La stessa domanda, come fa Pilato, va rivolta pure a Dio: tu chi sei per me? tu cosa hai fatto per me? tu quanto e come ci stai nel mio mondo? Anche rispetto alle persone intorno a noi chiediamoci: lui/lei chi è davvero per me? quante cose ha fatto per me? quanto mi implico per capire il suo mondo? è colpevole di essere se stesso o riconosco la sua identità? mi lascio interrogare dal valore della sua diversità? Mettersi in questione è “dare testimonianza alla verità”.
È la verità illuminante del re dell’universo delle sfumature, che dona un punto di vista altro per scoprire un mondo diverso tanto da vedere il grigio come scrigno di colori. È la verità liberante di chi si ostina a pensare a colori nel grigiume di un mondo in bianco e nero.