Il commento al Vangelo di oggi, domenica, 26 febbraio di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Il commento al Vangelo
Se stai aspettando la persona che cambi la tua vita, hai una sola possibilità: dare un’occhiata allo specchio. E scoprire che quella persona che aspetti, sei tu! La Quaresima è un tempo favorevole, un momento opportuno, un cammino per recuperare i lineamenti della nostra coscienza. Riscopriamo il Crocifisso come un grande specchio. Mettendoci davanti a lui ritroviamo il volto della nostra anima. Osservare il Cristo ci fa guardare in faccia a noi stessi. Mi farò condurre da alcuni personaggi delle favole. Le loro storie ci sembrano incantate e magiche, ma la realtà è sempre e per tutti complicata o frustrata. La fiaba scivola facilmente in un “vissero infelici e scontenti”. “È durissima per gli altri spiegare a noi come ci vedono e per noi spiegare agli altri come ci sentiamo” (John Green). Così è successo secondo me al brutto anatroccolo.
Il traguardo
Noi conosciamo il suo traguardo: è diventato splendido cigno dopo aver sofferto umiliazione, frustrazione, solitudine. È facile teorizzare che il proprio valore non dipende dall’approvazione degli altri. Viverlo è difficilissimo. Quante speranze deluse! Quante attese mancate! Mi chiedo. Il brutto anatroccolo diventato bel cigno, sa davvero vivere per se stesso senza dipendere dagli altri? Siamo sicuri che dopo la trasformazione poi sia stato bene? Le anatre non lo vogliono più, si sentono tradite. I cigni tengono le distanze: è come loro, ma non uno di loro. Altri animali lo criticano incartandosi nel dibattito transgender. Lui, bello e dannato, si trova solo. E visse infelice e scontento. Quante volte ci sentiamo così. Crediamo alle favole e, nonostante tanto impegno, ci sentiamo incompresi. Quante sofferenze schiacciate dietro tanti “sto bene”. Quante ferite nascoste sotto i sorrisi tirati del “tutto ok”. Quante lacrime deglutite in un “non fa niente, non importa”. Il Vangelo ci racconta di Gesù che viene tentato (anche lui!) al benessere senza sacrifici usando scorciatoie, alla religione senza cammino di fede e impegno morale, al sentirsi il centro del mondo pensando solo ai propri comodi.
Il Male è furbo
Il Male è furbo, intelligente, ammaliante con favole facili. Il racconto della creazione in Genesi, annota che la tentazione è buona al gusto, gradevole agli occhi, desiderabile ai pensieri. Per il brutto anatroccolo o bel cigno – e lo stesso per noi – c’è bisogno di un cambio di prospettiva, di un’inversione a U, di “conversione” come tanto si ripete in Quaresima. Non è questione di aspetto o di gesti, ma di visione di sé. Che uno sia anatroccolo o cigno, ciò che rende bello o brutto non è l’apparenza, l’apprezzamento, il ruolo, le circostanze ma il modo con cui ciascuno guarda in faccia a se stesso. La vita, come uno specchio, ti sorride se tu ti poni sorridendo. Allora ti sentirai bell’anatroccolo, anche con mille cicatrici. Al contrario ti percepirai un brutto cigno, infelice e scontento, se non sarai capace di una “scelta di qualità”tra ciò che affascina e ciò che realizza, tra prezzo e valore. Dobbiamo alzare il livello dallo stomaco al volto: la quaresima non è “il di meno” di una dieta laccata di sacro, ma è “il di più” di una ricerca del valore di se stessi.