Il commento al Vangelo di oggi, 15 ottobre, di Don Giulio DellaVite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Il commento
Vittorio Feltri con la sua ironia graffiante ha stigmatizzato: “L’abito non fa il monaco, ma fa il barbone”. Uno trasandato, sfatto, sporco viene subito etichettato. Trasmissioni TV come “Boss in incognito” lo provano. “Il mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione”, disse il santo papa Paolo VI, secondo cui la bellezza è sinonimo di umiltà e finezza, in contrapposizione a troppe anime sgualcite come se fossimo alla fiera del buzzurro o al bazar del kitsch. Noi stiamo molto attenti all’abito che indossiamo: se va bene, se è sporco, se è adatto con quello che facciamo o si rovina, ma abbiamo mai pensato che anche lo stile dei nostri gesti è un abito? Infatti si parla di “abitudini”. Dio si arrabbia con chi non ha l’abito più che con chi non c’è perché l’attenzione che usi per vestirti a un matrimonio dice se il tuo cuore è coinvolto o se non te ne frega nulla. Che abito metto alle mie scelte, alle mie parole, ai miei gesti? Che vestito metto alle mie relazioni o al mio lavoro? Abbiamo bisogno di eleganza, raffinatezza, ricercatezza non tanto e solo nei vestiti, ma nello stile dei modi. In contrapposto al personaggio della parabola, ho pensato a Peppino Impastato. Era un giornalista di Cinisi (Palermo) che usava teatro, radio, cultura come riscatto sociale e come lotta contro Cosa Nostra, con cui era collusa persino la sua famiglia. Perciò il boss Gaetano Badalamenti lo fece assassinare ma inscenando un finto suicidio. Era il 9 maggio 1978 (lo stesso giorno di Aldo Moro), alla vigilia delle elezioni, nelle quali era candidato come consigliere comunale. E la sua gente lo votò lo stesso. Diceva: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.
Educare alla bellezza
È per questo che bisogna educare alla bellezza: perché non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Dio ci invita alle nozze tra il quotidiano e la bellezza, come nella parabola. Sta a noi decidere se e come accettare. Bellezza è scoperta. È liberarsi da stereotipi e pregiudizi. Bellezza è libertà. È imparare la leggerezza. Bellezza è unicità. È coscienza di essere speciale in qualcosa. Bellezza è diversità. È farsi interpellare sempre e comunque. Bellezza è spirito critico. È non accontentarsi. Bellezza è rispetto. È riconoscere il buono negli altri. Bellezza è gratitudine. È arricchente saper dire grazie. Bellezza è comprensione. È fare pace al di là di ogni tensione. Bellezza è meditazione. È decantare il vissuto dando senso. Bellezza è spiritualità. È una preghiera che cerca luce e forza. Bellezza è benedire. È la lode che vince i brontolamenti. Oggi Dio ci dice: “Ogni mattina il tuo svegliarti è il mio invito alla vita. Sta a te scegliere il vestito non solo per uscire di casa, ma prima e innanzitutto per entrare dentro te stesso, per decidere come stare accanto agli altri, per affrontare le diverse stagioni delle storie quotidiane”. L’abito non fa il monaco, ma fa il barbone. Può essere vero, ma lo stile di come indossi l’anima fa essere traccia di Dio.