Il commento al Vangelo di oggi, domenica 12 novembre, di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci ragazze che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece presero dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si addormentarono tutte. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte si destarono. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le ragazze che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l’ora».
Il commento
Dio sa fare luce anche con le lampadine rotte. Cioè, determinante non è ciò che accade nella vita, ma come si reagisce a ciò che accade. Tutti ci aspettiamo tanto dall’amore, dal lavoro, dalle persone. Aspettiamo esperienze, emozioni, risultati. E poi? Quante volte dentro di noi si fa notte (come nella parabola) e non resta che assopirsi nello sbadiglio della disillusione. Quante volte ci sono lampade che non illuminano più: desideri spenti o gioie chiuse da pesanti saracinesche. Quante volte c’è la vuota attesa di Dio che non sai dove è o cosa fa, disperso nell’opacità di una fede che non brilla più. Nel Vangelo di oggi il guaio non è tanto il rimanere senza luce, ma lo sbaglio di valutazione del momento e dei rapporti. L’attesa dello sposo era proporzionata alla dote da contrattare con il padre della sposa. Più la sposa era “importante”, maggiormente complessa era la trattativa e si faceva lunga. Rimane senza olio chi non sa cogliere la portata e il valore. A noi succede quando viene sostituito il bene col “mi piace”, il vero col “mi sembra”, il buono col “mi è comodo”.
La fede si può spegnere
La fede si può spegnere, come quelle lanterne. È rasserenante leggere che tutte le ragazze di addormentano. Nessuno è esente dalla fatica del motivare il proprio credere o dal dubbio che sperare non serva a nulla. Dio sa, accetta, capisce. Nonostante lontananza, buio, freddo, l’importante è per il Signore che noi capiamo due cose: 1) quanto lui tiene a noi perché ci considera importanti – 2) come noi dobbiamo aver paura di ritrovarci svuotati. C’è però un dettaglio. Le lampade si possono riaccendere, ma se tu resti vuoto, nessuno può colmare la mancanza. È tua. Solo tu puoi decidere per te stesso: se vincere la notte o se lasciarti vincere dalla notte. Cos’è l’olio? Sono convinto sia la densità dell’interiorità Che si produce col farsi domande nella ricerca di motivazioni. Si specifica delle sagge che avevano “piccoli” vasi: non serve chissà che cosa, è questione di poco ma denso. Qualcuno vagabonda in ricerca di chi vende a caro prezzo dei surrogati consolatori che però non riempiono mai (triste la conclusione: non vi riconosco! avete perso identità!). Proviamo a chiederci: chi e cosa è “im-portante” per me? Letteralmente, chi e cosa “porto-in”, mi porto dentro? chi e cosa mi riempie, mi accende, mi completa? Proviamo a domandarci: quando e come mi sono svuotato perché non ho colto la portata e il valore di persone e fatti? Tutto dipende dalla scelta delle priorità nella scala dei valori e da come si coglie il preziosità di se stessi e dei momenti. La vita non è ciò che accade, ma ciò si fa con ciò che accade e soprattutto ciò che tu scegli di essere e come decidi di starci. Se capisci che sei im-portante per Dio, che Dio ti porta dentro, anche se ti senti lampadina rotta, puoi riempirti e riaccenderti.