Il commento al Vangelo di oggi, domenica 4 giungo 2023 di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Il commento al Vangelo
Il presidente di una holding aveva un invito per l’esecuzione della Sinfonia n. 8 di Schubert detta “incompiuta”. Non potendo, regalò il biglietto al direttore generale, un giovane manager rampante, fresco di executive master. Il giorno dopo gli chiese se gli era piaciuto il concerto e con sorpresa si trovò in mano una relazione in 5 punti:
La relazione
“1. Per un considerevole periodo di tempo i quattro oboe non fanno nulla. Si dovrebbe distribuire meglio il lavoro con il resto dell’orchestra, eliminando i picchi di impiego. 2. I dodici violini suonano la medesima partitura, quindi l’organico potrebbe essere drasticamente ridotto. 3. Non serve a nulla che gli ottoni ripetano suoni già stati prodotti dagli archi. È uno spreco inefficiente. 4. Se tali passaggi ridondanti fossero eliminati la tempistica potrebbe essere ridotta alla metà. 5. Se Schubert avesse tenuto conto di queste mie osservazioni la sinfonia non sarebbe incompiuta, ma l’avrebbe terminata”.
Dio come la musica
Tragicomico. Eppure noi ragioniamo allo stesso modo. Siamo sempre più calcolo, pianificazione, efficientamento, pronti a criticare acidamente perché noi avremmo fatto meglio. Per questo capire Dio e a trovare Dio è sempre più complesso. Celebrare la Trinità mi fa immaginare a Dio come alla musica, con le sue tre singolarità in unità: spartito, strumento, armonia. Lo spartito mi rimanda a Dio Padre, il creatore, che ha disposto gli elementi del mondo come note, su e giù, e poi ha unito tutto in accordo con il tempo e il ritmo. Lo strumento mi rimanda a Dio Figlio, Gesù, il redentore, che incarna le note scritte e le rende vive e vere. E per fare e rifare questo si fa prendere in mano. L’armonia mi rimanda a Dio Spirito Santo, il principio di unità infatti esce dall’unione delle note con lo strumento, smuove il cuore, fa vibrare l’anima, interpella la mente, interpreta l’esistenza, accompagna i passi. Questa Trinità – spartito, strumento, armonia – non riesce a stare sola e ha bisogno però di essere “per”. Cerca allora un quarto elemento: il musicista che deve leggere e interpretare quanto è scritto sullo spartito, che deve far suo lo strumento abbracciandolo, che deve riproporre l’armonia con la sua passione.
L’esercizio quotidiano
Non è un mero esecutore tecnico o un elaboratore digitale, ma si plasma “a immagine e somiglianza” della musica. Complesso vivere questo: chiede un esercizio quotidiano. Ma complesso è il quotidiano stesso dove si cerca a fatica di non essere stonati per se stessi e per gli influssi degli altri. Figuriamoci come è complesso Dio Trinità! Sai cos’è, certo, come uno spartito, uno strumento o una sinfonia, ma se vuoi che una musica esca da te, devi entrarci dentro. “Complesso”, però, a pensarci bene è un gruppo che fa musica, con passione comune, esercizio su di sé, attenzione agli altri. Ezio Bosso, musicista e direttore d’orchestra, disse: “La musica insegna la cosa più importante: ascoltare. La musica è una trascendenza, è ciò che sa portare a un oltre: non a caso i direttori hanno la bacchetta come i maghi”. Credere è rendersi conto che davanti al mistero della Trinità la concretezza della nostra realtà sarà sempre “incompiuta” ma per Dio è una sinfonia, come l’incompiuta di Schubert.