Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite. Domenica 5 febbraio.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Il commento al Vangelo
In una delle diverse leggende su Re Artù si racconta che un giorno per scegliere un cavaliere della tavola rotonda avesse chiesto ai pretendenti di trovare il modo per aprire una porta chiusa che non aveva maniglia e serratura. Ci fu chi provò con la forza cercando di sfondarla, chi usò perizia e astuzia in modo da smontare i cardini, chi adoperò leve o sostanze oleose per smuoverla e persino chi face ricorso a preghiere o formule magiche. Nessuno riuscì ad aprire quella porta. Nessuno era adatto. Re Artù, deluso e triste, commentò: “Bastava avere l’umiltà di bussare e si sarebbe spalancata”. Il sale e la luce di cui parla Gesù sono elementi potentissimi ma che chiedono di essere usati con umiltà. Il sale se manca rende “sciocco” (secondo il vocabolario).
Un pizzico di buono
Se ce n’è troppo rovina il buono, rendendolo di cattivo gusto. La luce se manca rende “deficiente”, mancante, disorientato. Se ce n’è troppa abbaglia facendo rischio incidenti e inciampi. Noi spesso ci arrabbiamo con Dio e con la vita perché la porta non si apre, i problemi non si risolvono, i dubbi non si chiariscono, le crisi non hanno soluzione. Continuiamo a picchiarci la testa. Abbiamo mai pensato alla potenza dell’umiltà di un tocco? Un pizzico di buono dona nuovo gusto (come il sale). Un pizzico di bello dona sorrisi (come la luce). Chiunque potrebbe dire: “ma le mie qualità, le mie esperienze, le mie capacità cosa vuoi che siano? cosa vuoi che facciano?”. Eppure sono quel pizzico che può cambiare sapore, sono quel raggio che può mostrare altre prospettive, sono quel tocco che può schiudere possibilità. Non è vero che è nulla. La riprova è che se non ce lo metti, se non ti ci metti, il grigio rende tutto incolore e insapore.
Voi siete
Gesù nel Vangelo non dice “dovreste essere”, ma “voi siete”. Sotto sotto lo sappiamo che siamo sale, perché con le parole quante volte abbiamo rovinato situazioni o rapporti. Sotto sotto lo sappiamo di essere luce ma la puntiamo solo come faro su di noi, mettendo in ombra gli altri. Gesù ha a cuore che ognuno scopra l’equilibrio del suo valore. È la risposta più bella che possiamo dare al dono della vita. Dio ci ha resi unici. E non ce ne rendiamo abbastanza conto. Tra 8 miliardi di persone ora sulla terra e infinite prima e dopo ognuno ha di unico e irripetibile faccia, voce, impronta, DNA. Ciascuno ha un tocco unico di buono (sale) e di bello (luce). Non serve chissà che cosa, perché il troppo stroppia sempre. È ciò che ti fa chiedere alla sera: che differenza ho fatto oggi? Sono stato sale e luce? Ho portato un tocco di sapore e colore? La poetessa Alda Merini confessa: “Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza”. Umiltà è lasciare la perfezione a chi la sa lunga e darsi il diritto di essere se stessi. Non è accontentarsi, ma trovare il tocco equilibrato che bussa alla porta della vita. E la serenità aprirà.