Il commento al Vangelo di domenica 30 ottobre, 31esima del Tempo Ordinario C.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.
Il commento al Vangelo della domenica
Su una strada c’era un masso che non serviva a niente. Era abbastanza grosso, tondeggiante. Nessuno lo considerava. Tutti lo pestavano. Le auto a forza di passargli sopra avevano lasciato un solco che sembrava una ferita aperta. Un giorno a causa di lavori all’asfalto e al marciapiede il masso fu buttato in una scarpata perché dava fastidio. “Quanto sei pesante, ciccione!”, dissero due lisce pietre vicine. “Quanto sei brutto e persino sfregiato”, deridevano altri sassi.
Il sasso pesante
Desiderava solo sprofondare nel terreno e sparire per sempre in una solitudine di rimpianto e di tristezza. Un mattino due mani robuste lo sollevarono: “Questo serve a me!”, disse una voce. Mentre gli altri sassi venivano gettati in un carro, il masso cicciottello fece il viaggio in un sacco scuro. Si trovò in un cantiere brulicante per innalzare una cattedrale. “È il paradiso!”: non aveva mai visto niente di più bello. Lo sguardo di quel tale, che sembrava passato per caso, era tutto per lui: “Questo sasso è quello che cercavo. E questa linea che lo sfregia mi ha fatto venire un’idea!”. Al sasso sembrava un sogno: nessuno lo aveva mai apprezzato. Subito dopo però uno scalpello cominciò a ferirlo senza pietà. Il dolore era forte, non lo capiva: “perché?! ma come?!”.
Il sasso nella Cattedrale
Alla fine si trovò trasformato nel volto di un santo collocato al centro della facciata della cattedrale. Era la statua che tutti notavano e additavano incuriositi per una particolarità: tutti gli altri erano seri e accigliati, quello era l’unico sorridente”. La trasformazione della vecchia ferita del sasso in un sorriso ci fa ripensare al racconto del Vangelo di Zaccheo e al clima di questi giorni in cui ricordiamo i Santi e i Morti, cioè i “santi nostrani”, quelli casalinghi, che non hanno una nicchia in chiesa ma nel nostro cuore. Prendo solo due dettagli. Il primo: Zaccheo era piccolo, di statura, ma anche probabilmente di testa, cuore, carattere. Dio scommette sul meglio, mentre noi siamo sempre pronti a giurare sul peggio.
Dio ci ama come siamo
Troppe volte corriamo il rischio di nanismo spirituale, affezionandoci al pessimismo, alla mediocrità, all’opacità. Dio, invece, ci ama così come siamo. Nessun peccato, difetto o sbaglio gli farà mai cambiare idea. Il secondo dettaglio. Zaccheo era su un albero di sicomoro, sempre verde e appariscente, ma che non fa mai frutti. Gesù sa cogliere un frutto dove nessuno se lo aspetta. Non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro. Per ciascuno di noi c’è quello scossone: “Scendi dalla pianta!”. Ce lo dice Gesù, ce lo dicono i nostri morti, i santi nostrani, che dall’al di là ci insegnano a prendere sul serio l’al di qua.
Va’ dove ti porta il cuore
All’inizio del brano, Zaccheo è curioso di vedere Gesù. Potremmo dire con la Tamaro: “Va’ dove ti porta il cuore”. Vero, bello. Ma il Vangelo ci fa fare un passo ulteriore, più esigente e in profondità: “Porta il cuore dovunque vai!”. Dopo l’incontro con Gesù, Zaccheo mette il cuore ovunque va. È l’invito dei nostri morti dal cielo: “Vieni giù dalla pianta!”. È meglio una crapa dura come pietra, ma piena, che una zucca vuota di Halloween. È il segreto che fa di un sasso ferito un sorriso al posto giusto.