Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite, Oggi 16 luglio 2023.
Dal Vangelo secondo Matteo
Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Il commento al Vangelo
Se in un frutto c’è un verme, vuol dire che è il frutto è buono. Un verme non sceglie mai di vivere in un frutto marcio. Sceglie il buono. Invece se il buono è abbandonato, marcisce. Noi diamo più attenzione al verme, al male. Dio ci insegna: “Guarda al frutto nell’insieme, è buono!”. Non lasciamo che il vermiciattolo della negatività, della crisi, del pessimismo, del scoraggiamento, della delusione ci distragga e non ci faccia più considerare la bontà del frutto. Mi piace rileggere così la parabola del Vangelo di oggi. Stesso seminatore, stessi semi, eppure 3 parti su 4 sono un fallimento perché – come per noi – c’è la durezza monotona e chi rovina ribeccando (gli uccelli), c’è la superficialità tiepida che si accontenta del poco (i sassi), c’è la negatività pungente che ferisce e soffoca (i rovi). E viene da dire: “Ma cosa mi impegno a fare?! tanto poi… Perché mi devo affaticare così?! A cosa serve?!”. Troppo spesso si legge questa parabola come se per Dio la fiducia richiesta debba essere proiettata nel futuro: “Vedrai, le cose un giorno andranno meglio… un po’ di pazienza e tutto si sistemerà!”. No! Il Vangelo non è cosi miseramente sdolcinato e illusorio! Se lo leggiamo in profondità e con attenzione ci stupisce: Gesù non chiede utopia nel futuro, ma coscienza nel presente.
La realtà
La realtà consegna insieme, qui e adesso, fallimenti e fertilità. Il male però è di più e fa sempre maggiore rumore o notizia. Il bene è poco, ma c’è! E in silenzio produce frutto, comunque. In questo inizio di estate prendiamo tempo per noi stessi, per passeggiare tra le zolle della normalità quotidiana facendoci uno schietto esame di coscienza… ma nel bene. Ci viene facile essere pessimisti, delusi, scoraggiati, nel vedere le cose che non vanno o le attese frustrate, e ci perdiamo a rigirare nei 3/4 fallimentari del campo. Se invece provassimo ad andare fino in fondo a noi stessi, troveremmo quell’angolino buono, giusto, ricco di potenziale, dove la nostra vita funziona ed è fertile, dove c’è il gusto delle emozioni che fanno vibrare l’anima, l’importanza dei sogni e l’impegno per costruirli e difenderli. Impareremmo così a sorridere alla vita perché anche se per 3/4 non funziona, fallisce, inaridisce, c’è un quadratino che dà frutto al 30, al 60, al 100 per 1 (NB: al tempo il massimo rendimento di un campo era il 10). Dio non interviene nel presente a risolvere i problemi. Dio non illude che risolverà in un futuro non ben precisato. Dio ha “già” agito, ha fatto in ognuno un angolo fertile. Sta a noi avere la forza di cercarlo, di curarlo, di viverlo e di partire proprio da lì poi per cambiare tutto il resto. Quando diciamo “siamo figli di Dio”, diciamo proprio questo. Come disse Nietzsche, chi ha un “perché” abbastanza forte, può superare qualsiasi “come” e qualsiasi “comunque”. La natura lo sapeva già: se c’è il verme allora il frutto è buono. Se vale per prugne fichi albicocche pesche, varrà pure per noi!