Il commento al Vangelo di Don Giulio Dellavite. Domenica 4 dicembre.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.
Parola del Signore
Il commento al Vangelo
Un bambino può avere paura del buio. È comprensibile. Il problema è quando un adulto ha paura della luce. Giovanni Battista ci scuote con un urlo nella notte. Perché si urla? Noi alziamo la voce, ad esempio se si litiga, perché avvertiamo una distanza e sentiamo l’altro lontano, anche se paradossalmente ci è di fronte appiccicato. La riprova è che le parole dell’amore si sussurrano e i gesti della cura (come nel Vangelo il sistemare le scarpe) abitano silenziosamente la normalità, perché rivelano unione.
L’urlo di Giovanni
L’urlo di Giovanni scuote ogni nostra lontananza: “Attenti! Raddrizzate i passi storti! Fate gesti di cambiamento! Vipere!”. Vipere? Ma come si permette? Vipera a chi? Vipera perché? Una vipera entrò in una falegnameria, passò sopra una sega e rimase leggermente ferita. Accecata dalla rabbia la stritolò. Doveva fargliela pagare, anche se la sega non aveva colpe. Stringendola per soffocarla, però, finì per uccidersi maciullata. Anche noi ci distruggiamo così ingarbugliandoci nelle ombre. Magari per due minuti di rabbia roviniamo una giornata intera. Una vipera muore del suo veleno. E il veleno sta in bocca. Dicono che le vipere sanno fare solo “frrr”. Strano, perché io ne conosco alcune che dicono pure: ciao carissimo come stai? L’essere cupi o luminosi dipende il più delle volte dalle parole: ciò che viene detto, come viene detto, quanto viene percepito.
Attenti alle parole
Per fare Avvento, per raddrizzare i passi nel buio, stiamo attenti alle parole! Non sono solo lettere dell’alfabeto: sono fiori e sono lame, sono coperte e sono proiettili, riempiono spazi immensi come altrettanti ne sanno svuotare. Accarezzano il cuore o fanno più male di uno schiaffo. Aprono ricordi meravigliosi o lasciano cicatrici profonde. Ci sono parole che volano via col vento, ma altre rimangono attaccate all’anima, si infilano sotto la pelle, si incastrano nel cervello. Ci sono parole che feriscono perché attese e non arrivano. Infine ci sono quelle false: non solo fanno male, ma infettano. Le parole sono l’arma più micidiale che ha la notte oscura, perché un coltello ti uccide una sola volta, invece le parole lo fanno nel momento in cui le senti e quando le ricordi.
Raddrizzare i passi nel buio
Per fare Avvento, per raddrizzare i passi nel buio, dobbiamo convertire gli sputi di veleno da vipera in schegge di luce, in polvere di stelle nel buio. Come? Proviamo in questi giorni ad abbondare nel dire: Grazie! Ti voglio bene! Come sei bello! Sono orgoglioso di te! Sei stato grande! Mi piaci! Che qualità! Ci tengo a te! Sono dalla tua parte! Sei prezioso! Mi fa bene stare con te! Di Gesù si dice a Natale: “E il verbo si fece carne”, venne alla luce, venne La Luce. Anche le nostre parole stellate chiedono di farsi carne, “perché le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri, i tuoi pensieri diventano le tue parole, le tue parole diventano le tue azioni, le tue azioni diventano le tue abitudini, le tue abitudini diventano i tuoi valori, i tuoi valori diventano il tuo destino” (Charlie Chaplin). E il tuo destino è il tuo cielo. E il tuo cielo è la tua anima. Decidi tu se oscuro o stellato. Un bambino può avere paura del buio. Si può capire. Il problema è quando un adulto ha paura della luce. Se intorno a noi o persino dentro di noi avvertiamo il buio, Dio accende le stelle per farci rendere conto che ognuno è un pezzo di cielo, con le sue opacità e le sue scintille. Avvento è capire che il cielo c’entra con me e ci entra in me.