Alla nascita di un bambino il mondo non è mai pronto: alla nascita di Dio, il mondo non era mai stato disposto a crederci. Convinto che la ruota della storia avrebbe continuato a girare per quel verso: il più debole schiacciato dal più forte di lui, il più piccolo umiliato dal più grosso, chi ha di meno vessato da chi ha più di lui. “Se la ruota ha sempre girato in questa direzione, chi c’impedisce di farla girare nella direzione opposta?” chiese Dio quando, guardando il mondo dall’alto, si accorse che l’umano non aveva più il brillìo nei suoi occhi. Il brillìo dei suoi occhi.
Rovesciò il mondo tutto d’un fiato, lasciando libero il mondo di fare quel che credeva fosse il meglio per lui: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò si facesse il censimento di tutta la terra». La grande macchina governativa ha un’esigenza: contare quanta gente c’è dentro i suoi confini. L’uomo, per l’occasione, diventa un numero, è un codice, appartiene all’anagrafe tributaria. Ad ogni uomo, poi, gli si appiccica una tassa perchè la sua vita servirà ad ingrassare la grande vacca dell’impero.
Poco importa a Dio: “Lasciate che facciano: ci metteremo in fila indiana anche noi” pensò Lui che, proprio in quei giorni, aveva deciso ch’era giunto il momento di entrare nella storia da protagonista. Volle entrarci, però, con lealtà: senza saltare la fila, senza avvalersi del “Lei non sa chi sono io!”, senza esibire nessuna credenziale per avvisare che Lui, un giorno, avrebbe salvato il mondo intero. Entrò in punta di piedi, così in punta di piedi che il mondo – il mondo che l’aspettava, che aveva fatto novene, digiuni e avventi in attesa di Lui – manco si accorse che Dio stava bussando alla porta di casa per chiedere un pezzettino di letto nel quale poter nascere, senz’apparire uno scappato di casa. Niente: «Per loro non c’era posto nell’albergo». Tutto pieno, sold-out, tutto esaurito.
Tutti esauriti dai preparativi.
Nacque lo stesso: “Non sia mai che si sparga in giro la voce che l’uomo possa mettere un argine ai nostri sogni” riflettè Dio vedendo i Tre dell’Ave Maria in direzione ostinata di Betlemme. Si appoggiò, per l’occasione, ad una stalla: quando è tutto-pieno, la divinità individuerà sempre un posto vuoto che non vuole nessuno. E lì, nella zona più invivibile d’ogni città, srotola la tenda, pianta i pioli, tira i fili e mette su casa per dare voce al suo sogno bambino: «(Maria) Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce, lo pose in una mangiatoia».
Fu così che venne al mondo Dio: mentre l’impero cercava di appiccicare un numero agli umani – Quanti siamo? Quanto possiamo guadagnare? Di quanti non abbiamo bisogno? – Dio s’inventò un numero dei suoi per scombinare i numeri del mondo. Nacque e venne al mondo esattamente come nascono, vengono al mondo i bambini del mondo: «Gesù dalla culla guardava san Giuseppe e birichino gli tirava la barba e il vecchio fingeva di morderlo perchè il bambino ridesse» (Ch. Péguy). Mentre a Roma si decidono le sorti dell’umanità, in uno sperduto villaggio della Galilea Dio si diverte a rovesciare il mondo come fosse un calzino. Nessuno s’accorse di nulla, ma quella stalla era più che un indizio. Del tipo: “Nei posti più disparati, nei luoghi più imprevisti, nei tempi meno sospetti, nel modo meno avvincente”.
Il mondo continuò a guardarlo dall’alto in basso. Lui inizierà a girarlo con pessime compagnie: prostitute, peccatori, amici dal cuore di burro. Morirà sulla croce come un terrorista, un sedizioso, uno schiavo. Nella culla di Betlemme, la parrocchia di Cristo Bambino, non c’è già nulla di tranquillizzante. Eppure, a sentire parlare Dio, “oggi la ruota inizia a girare dalla parte contraria”. Bastano sette versetti, al pittore Luca, per l’annuncio giornalistico più sconvolgente: Dio, mentre l’uomo sogna di diventare dio per umiliare l’uomo, ha deciso che si farà uomo. Per mantenere una mano in quella dell’uomo. Andrà a buon fine, quest’anno, il suo tentativo? Dipende. Dipenderà da me: «Se anche Cristo fosse nato mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano» (Silesius). Un Dio che fa dipendere il suo destino dall’uomo è un Dio che ama come nessuno ha amato mai. (Sulla strada di Emmaus).