Ci sono uomini e donne – e ciascuno di noi ne conosce più d’uno, d’una – che, per svariate ragioni, hanno vissuto una vita così densa da essere diventati parte dell’esistenza collettiva. Fino quasi a costituire l’arredamento della nostra casa, nel senso più attraente del termine. Valutare la loro grandezza non spetta a noi che, magari siamo loro contemporanei, ma ai libri di storia: occorre lasciar passare del tempo, dopo morti, per vedere che cosa resta di un’avventura che ha strappato sorrisi in chi l’ha benvoluta. Fischi in chi, invece, è stato infastidito. Anche i fischi, comunque, rimangono segno dell’essersi accorti dell’esistenza di qualcuno. Questo, a ragione, non è poi così male in un mondo dove il metterci la faccia, il fare accadere qualcosa è un prezzo che non tutti pagano volentieri.
La morte di Silvio
La morte di “Silvio” – il cognome “Berlusconi”, nel tempo, è diventato quasi un orpello, tanto lui era diventato familiare nell’immaginario collettivo in questi quarant’anni – inevitabilmente segna uno spartiacque: ci sarà un prima di lui e un dopo di lui. Non sarà certo di dimensioni simili al “prima e dopo Cristo” ma, di sicuro, lo sarà almeno quanto il peso di chi ha segnato un’epoca, contribuendo ad immaginarla, a disegnarla. A plasmarla. Basterà pensare all’impatto che ha avuto la notizia della sua morte, giunta comunque improvvisa e antipatica come tutte le morti: in un attimo ha oscurato tutto il resto, compresa la guerra con le sue controffensive, la politica mondiale tanto cara al Silvio nazionale. Un giorno come tanti diventa un giorno che, nel tempo, porterà per forza a fare i conti con una figura imponente sia per chi l’ha fatto diventare motivo di estasi sia per chi, nel tempo, l’ha fatto diventare la sua ossessione preferita.
Pietra di paragone
Quando accadono fatti di questa portata, l’indifferenza è quasi impossibile. E anche chi dice “A me non me ne frega niente!”, in realtà sbircia qua e là per vedersi confermata o smentita la sua interpretazione in merito. Resta il fatto che in occasione di certi eventi di grande portata – l’11 settembre, la morte di Papa Wojtyla, la caduta del muro di Berlino, l’annuncio della morte di Marco Pantani (ne cito quattro di personali) – ricorderemo per sempre dov’eravamo, che cosa stavamo facendo, con chi eravamo. Il primo pensiero che abbiamo fatto in quel preciso istante. Basterebbe questo per dire che certi attimi non posson passare nell’indifferenza: fanno parte del cuore stesso della vita che abbiamo vissuto. E la loro vita, piaccia o non piaccia, resterà lì come emblema. Pietra di paragone. (Sulla strada di Emmaus).