Di tentativi non è mai morto nessuno: di tentativi non si muore mai. Di più: nella biografia di una rondine, i tentativi fanno curriculum. Nonno, cresciuto con pane e proverbi (più un bicchiere di vino rosso), era convinto che “una rondine non fa primavera”: era il suo modo per insegnarci che non basta un segnale per tirare una conclusione certa e decisiva. A quel tempo, era il tempo della mia infanzia, non riuscivo a contraddirlo.
una rondine non fa primavera, come un gabbiano non fa il mare e un principe una favola
Oggi, se solo tornassimo attorno al caminetto a ragionare di rondini e di primavere, allungherei il proverbio: una rondine non fa primavera, come un gabbiano non fa il mare e un principe una favola. Poi, però, prenderei le difese della rondine: sento di provare una certa stima per quella rondine che, zigzagando sopra il tetto di casa mia, non ha mai fatto primavera ma continua, da tanti anni, a riprovarci da sola, ogni volta. Non ho mai capito se, per una rondine, ci voglia più coraggio a ritentare per l’ennesima volta o per arrendersi. Probabilmente la sua risposta, se solo riuscissimo ad interloquire tra noi due, sarebbe: «Non mi scoraggio perchè ogni tentativo scartato è un passo avanti» (Th. Edison).
La Quaresima è la campana che mi ricorda la discendenza dell’anima mia dalle rondini
La Quaresima è la campana che mi ricorda la discendenza dell’anima mia dalle rondini più che dalle scimmie. Non inizia mai senza il tarlo della quaresima passata, con il demoniuccio a farmi da postino: “Ti ricordi, vero, l’ultima volta? Grandi voli, grandissimi propositi: durati quanto? Un proposito, caromio, non fa primavera” Come dargli torto? Sono durati una settimana ad essere ottimisti, qualche giorno ad essere realisti: soltanto il tempo di esprimerli, o poco più, ad essere sinceri. Non è soltanto l’ultima quaresima ad essere finita così: iniziata e finita. È tutta la mia vita che oscilla tra un basta! e un ancora una volta. In mezzo, a buttarci l’occhio, un’infinita serie di tentativi per nascondere la mia goffaggine di spirito. Basterebbe questo per non avere più voglia di riprovarci.
Poi, però, penso che è la solita litania, quella delle più belle storie d’amore: che l’ultimo tentativo, se è vero amore, è sempre il penultimo. È l’ostinazione dell’ultimo tentativo che non è mai l’ultimo. “Pensare quanta fatica fatta, l’ultima volta, per rialzarmi dalla bollente delusione di essere ricaduto” ripeto ogni qual volta la liturgia mi invita a non darmi per vinto: «La storia è tutta un tentativo. Non c’è logica: se l’umanità avesse scelto la logica sarebbe ancora cavernicola» (C. Simak). È il tentativo di mirare all’impossibile, fallendo, che ha permesso alla storia dell’uomo di compiere dei passi da gigante che l’hanno resa maiuscola. Che poi, a guardarci dentro, abbiamo tutti una ferita che una volta era un tentativo di felicità. Non sono stati, dunque, errori, ma reiterati tentativi di felicità..
Ai primi di aprile le rondini arriveranno un’altra volta
Come la rondine, che resta il mio stemma della Quaresima. Ai primi di aprile arriveranno un’altra volta. Io, però, inizio a pensarle da gennaio: le immagino rannicchiate nell’Africa Sub Sahariana, che non stanno più nella pelle: vogliono partire. Sono sei le settimane di volo previste, come le sei settimane della Quaresima. Volano come cieche, pilotate da un qualcosa di indecifrabile: la densità della luce, la posizione del cielo, i campi magnetici, gli ormoni impazziti. A guardarle dal terrazzo di casa, però, sembra che conoscano per filo e per segno la navigazione del cielo.
Nelle case, ancora oggi, c’è chi demoralizzerà il loro ennesimo tentativo di iniziare la primavera: “Ricordate cosa dice il proverbio: che una rondine non fa primavera”. Loro, nel frattempo, continueranno a zigzagare come fosse la loro prima volta: alla faccia di ciò che si dice in paese, in barba all’esito dell’ultima volta, facendo orecchie da mercante alle previsioni di cattivo tempo in aria. Di incolonnamenti in strada: “Non saremmo più degne d’essere chiamate rondini senza il coraggio di riprovarci!” dicono tra loro, la sera prima di partire per il lungo viaggio. Anche loro, come me, hanno un deserto davanti da attraversare: loro quello africano, io quello della quaresima. L’unica differenza, tra me e loro, è che io ricordo benissimo il numero dei tentativi fatti e andati a vuoto. Loro, invece, hanno perso il conto: anche quest’anno ci riproveranno come fosse la loro prima volta ma con l’attenzione che si riserva al terzo tentativo di un Pin. Anche nelle storie dei santi i tentativi hanno fatto curriculum. (Sulla strada di Emmaus).