La morte è una brutta gatta da spellare. Si può anche non pensarci, è vero. Oppure illuderci di scansarla: resta il fatto che, lentamente, la morte viene a prenderci le misure, anche a nostra insaputa. Quando, invece, ci accorgiamo, cerchiamo di scordarci il prima possibile la sua visita, e continuiamo la vita di sempre. Il suo vestito, comunque, continua a cucirsi su noi. Con sobrietà: da quanti anni la morte, calendario alla mano, passa sopra il giorno della nostra morte senza che ce ne accorgiamo? Poi, quand’arriva, arriverà anche la frasetta magica di turno. Uno svarione, più che un annuncio della salvezza cristiana: “E’ volontà di Dio. È Dio che ha voluto così. Dio l’ha chiamato a sè”. Nessuna, tra le scemenze (ri)dette, batterà mai questa: che Dio abbia voluto la morte. Nessuna, tra le baggianate che risuonano anche nelle chiese, ha mai fornito a Lucifero la misura esatta del suo gioiello: scaricare sull’avversario, Dio, la responsabilità di ciò ch’è opera sua. Basterebbe aver preso in mano una volta soltanto la Scrittura Sacra per vomitargli in faccia la sua frittata: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi» (Sap 1,13). La morte, però esiste, eccome se esiste la morte: chi, dunque, l’ha partorita? Semplice: «La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (2,24). Smascherato il pollo e tutta la sua batteria credente: la morte è la conseguenza del fallimento dell’uomo rispetto al progetto che Dio aveva su di noi. Dell’invidia che Satana nutre da sempre nei confronti del cuore geniale di Dio. Punto, a capo. E che nessuno s’azzardi a bestemmiare che Dio l’ha voluta lui la morte: «Dio ha creato l’uomo per l’immortalità» (2,23). Alla faccia!
Il peccato originale
Morsicata la mela dai nostri progenitori, s’iniziò a rosicare per il bene perduto: il peccato originale – che tanto astratto ci pareva! – è stato il passepartout per andare a sterminare le anime di bestialità. Con annesso tentativo, da parte di Satana, di evitarla fino all’ultimo: “Un sillogismo: gli altri muoiono, ma io non sono un altro: dunque io non morirò” (V. Nabokov). Anche Satana, non lo dimentichiamo, ha i suoi bei miracoli. E ai suoi miracoli più d’uno ci va credendo. Peccato – che peccato, davvero! – per com’è andata a finire questa benedetta avventura quaggiù sulla terra: il giorno che temiamo come il più sanguinolento doveva finire come un dies natalis, come quando si festeggia un compleanno. Con le candeline, gli auguri, i baci, i festeggiamenti. Noi, invece, non ci siamo fidati ed è andata a finire nel peggiore dei modi possibili: al giorno in cui più ci avviciniamo all’incontro con Dio, abbiamo tolto le candeline e le torte e ci siamo fatti recapitare i crisantemi, le lapidi e tutto ciò che di più lugubre esista. Soltanto Maria, la belladonna, è rimasta come impronta di quel sogno originario che Dio aveva per le creature. Su di Lei l’orrore di Satana nulla potè, mai attecchì una sola delle sue inezie: «Maria concepita senza peccato originale (ora pro nobis)» ripetiamo inesausti nelle litanie insegnateci dalla nonna. Senza peccato originale, lei non morì: fu assunta in Cielo, ed è tutta un’altra faccenda. E’ l’opposto della faccenda nostra. Non visse quaggiù per sempre – non era il sogno originario di Dio quello di farci vivere per sempre in terra – ma visse l’ultimo suo giorno come l’avremmo vissuto tutti se non avessimo dato retta al serpentello e alla sua malizia gelosa: con letizia nel cuore, per sora nostra morte corporale.
Lo strappo
Il suo Figliolo Gesù – cuor di leone – sfidò la morte come tutti, invece: Lui, a conti fatti, venne in terra per ricucire questo strappo maledetto e non darla vinta al suo avversario. La sfidò al punto tale d’avere tanta paura affrontandola: poi la battè, nel sepolcro, dieci a zero. La vinse per sempre. Satana, però, ha la faccia lurida di schiuma non per Iddio – ha scelto lui d’andarsene via da Lui! – ma per questa Donna che, a conti fatti, lo sputtana in mondovisione: quando guardiamo a Lei, a come è vissuta ed è morta (“Si muore come si vive” mi disse una signora sul letto di morte) ci vengono i nervi a fior di pelle nel vedere come moriamo noi continuando ad andare dietro alle fandonie di Lucifero. La Madonna, solo guardandola, riaccende la sete d’infinito, la certezza che Dio non gioca con noi, l’euforia dell’eternità. È vero: saremmo morti anche se il peccato non ci avesse infettato il corpo e l’anima. Resta un contrasto di vedute, però, a conti fatti: per noi la morte è un punto, per Maria è una virgola. Per noi è una serratura, per Maria è una chiave. La chiave per entrare in casa e stringersi forte al suo san Gesù. (Sulla strada di Emmaus).