Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Oh che bella cosa sarebbe il vedere la madre, la sorella e il fratello d’accordo uniti, trasformati in Dio! Oh che esempio darebbe al mondo: così la esorto (IV 221).
Davvero esemplare è trovare una famiglia i cui membri si vogliono bene, collaborano, si accettano e tollerano gli inevitabili reciproci difetti, mentre invece vediamo più spesso come ognuno cerca il proprio interesse e comodo, opprimendo perfino il parente. Meglio ancora se, oltre a una buona intesa familiare nelle cose della vita, vi è anche una sintonia per quelle dello spirito: unità di fede, di amore e di preghiera, sul modello della santa Famiglia di Nazaret. Fra Tommaso insiste sulla necessità dell’accordo fra la parte superiore e inferiore dell’uomo.
«Contempla, o anima, come santamente stavano insieme questi due sposi! Maria governava la casa, lavorava in cucire e si deve credere che […], essendo allevata nel tempio dove si insegnava tal opera, facesse i più bei lavoretti che si facesse nella città; ove, lavorando Maria, guadagnava e il guadagno lo dava a san Giuseppe; ed esso santo andava a lavorare, ove si sostentava la santa Vergine e se stesso» (I 140). «L’amore e la misericordia, convenendo a pari d’accordo insieme, sono care sorelle» (II 245).
«Se le passioni e l’amor proprio con gli altri sentimenti interni ed esterni, tutti uniti e d’accordo fanno una pace con l’anima, questa acquisisce le sante virtù: umiltà, pazienza, temperanza, fortezza, sacramenti, orazioni e contemplazioni» (cf. II 116). «E quest’è la sostanza della vita spirituale da pochi intesa, ed è il fondamento della vera e retta via della perfezione: è d’accordare queste due vite, superiore e inferiore, interna ed esterna, perché sin tanto che questi due stati saranno divisi non vi può esser qualche cosa di buono» (II 518).
«Che bell’ordine quando che, essendo le proprie passioni seguite dallo spirito e che anco le passioni esterne sono regolate dalle virtù interne e d’accordo con quiete e pace le interne ed esterne seguitano la parte superiore, e la superiore e inferiore seguitano la volontà di Dio!» (III 262). «Questa sapienza da pochi è imparata e meno intesa, perché milita contro il senso e carne; e chi vorrà salire alla vera perfezione bisogna mortificar le proprie passioni e farle obedienti al spirito: e non avendo la parte superiore ribellione dall’inferiore, tende d’accordo all’unione e amore con Dio» (III 125).