L’11 febbraio si celebra la Beata Vergine di Lourdes. In seno alla Chiesa universale ricordare quella ricorrenza è per un verso d’obbligo, in quanto da oltre sei lustri coincide con la Giornata Mondiale del Malato, quest’anno alla sua XXXI edizione. Nessuno di noi ignora ciò che accadde quel giorno del 1858 presso la grotta di Massabielle e che cosa “aquerò”, quella cosa là, disse a Bernadette Soubirous nel corso della successiva serie di apparizioni, compresa quella frase, «Que soy era Immaculada Councepciou», «Io sono l’Immacolata Concezione» (25 marzo), di cui la destinataria ignorava il significato, la rivelazione di un’identità – che sarebbe stata l’ultima espressione della Vergine a Lourdes – vertice del messaggio che Maria ha voluto confidare ai suoi figli.
La Grotta
Il 18 gennaio 1862 il sigillo vescovile – «Noi affermiamo che l’Immacolata Maria, Madre di Dio, è realmente apparsa a Bernadette» – fa della Grotta il luogo dove la Madonna si è maggiormente manifestata, punto di convergenza soprattutto di ammalati. Il rapporto malattia-guarigione è l’aspetto che fin dalle origini ha contrassegnato Lourdes, consegnandolo alla fede e alla storia. Tanto che la Chiesa celebra la Giornata dell’ammalato proprio l’11 febbraio. Ma non è corretto ricordare i fatti avvenuti a Lourdes nel lontano 1858 solamente per le guarigioni, mentre è doveroso chiedersi quale consegna lasciano all’attualità gli avvenimenti di Massabielle.
Le tre parole chiave
Si possono ricondurre a tre parole-chiave: povertà, conversione, preghiera. Nell’ordine, a Lourdes si è realizzata la beatitudine dei poveri, Bernadette era addirittura indigente, manifestandosi a lei la Vergine ricorda al mondo l’esistenza dei poveri. Ecco che ancora oggi ne sentiamo gli echi negli atti e nelle parole di papa Francesco. Conversione, cioè cambiare direzione, distaccarsi da molte cose, soprattutto dal proprio io, e scegliere di andare verso Dio. Il Santo di Assisi ce lo ricorda. Preghiera: a Lourdes è pratica concreta, basti pensare alle invocazioni degli ammalati nelle quali vi è l’eco delle parole del Vangelo. «Signore, fa’ che veda, fa’ che cammini, ma che sia fatta la tua volontà e non la mia»: così nella preghiera che si recita durante la processione del Santissimo Sacramento. È giusto domandare, Gesù stesso ci ha esortato a bussare, perfino a insistere; ma grazie alla preghiera del Padre nostro ci ha insegnato anche ad accettare il compiersi della volontà divina: «Sia fatta la tua volontà».
Viva realtà della Chiesa
A ben oltre un secolo e mezzo di distanza dagli avvenimenti che diedero origine al “fenomeno Lourdes”, come è stato definito da chi non ha compreso che invece si tratta di una viva realtà della Chiesa, è un evento che la lontananza nel tempo non ha affievolito e, al contrario, vivificato dando massimo senso alla parola di Paolo: “Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo”. Perché a Lourdes il cristiano partecipa alla missione redentiva del Cristo, missione alla quale la Vergine fu la prima ad aderire in virtù del tacito sì ai piedi della croce, un sì con il quale ha fatto dono dell’unico suo figlio. E questo è il messaggio che Lourdes continua ad affidare a noi credenti, una sorta di mandato, e ciascuno di noi è destinatario. Lo si scopre quando ci si accorge –partecipando al pellegrinaggio – che a Lourdes l’aspetto più singolare è uscire dall’ordinario e dalla routine per aprirsi all’imprevisto e accettarlo. Perché attraverso la Madre di suo figlio Dio torna a parlare con l’uomo.