La Giornata della Memoria si celebra in tutto il mondo “solo” dal 2006. È stato così deciso da una risoluzione dell’ Onu nel novembre del 2005. Oggi si ricorda l’anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine della Shoah.
Il Giorno della Memoria
Si è stabilito, dunque, di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio proprio perché, in quel giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz. Ero in quel luogo per il sessantesimo della liberazione, l’ultimo prima che si celebrasse, in tutto il Mondo, il Giorno della Memoria. Era il 27 gennaio del 2005.
Le celebrazioni del 2005
Nella pianura innevata a 60 chilometri da Cracovia, nel luogo simbolo dell’ Olocausto, faceva molto freddo. Quel giovedì di gennaio il termometro toccava i -7 gradi. Alla cerimonia erano presenti i Capi di Stato e di Governo di mezzo Mondo dell’epoca: da George Bush a Jacques Chirac, da Gerhard Schroeder a Tony Blair, da Jose’ Zapatero a Silvio Berlusconi. Ricordo, malgrado qualche migliaia di persone presente sulle tribune allestite all’interno del campo e le ingentissime misure di sicurezza, un silenzio irreale, reso ancor più irreale dai fiocchi di neve che cadevano abbondanti. La neve si deposita in silenzio. Ai lati del palco dove le autorità tennero i loro discorsi c’erano una trentina di sopravvissuti all’Olocausto. Alcuni di loro, in carrozzina, erano vestiti leggeri. Altri non erano coperti e si bagnavano. Osservai la scena cercando di immaginare che cosa potessero provare per essere ritornati in quel luogo. Se erano sopravvissuti ad Auschwitz, pensai successivamente, quelle ore al freddo, per i loro corpi, non erano nulla. E quando lo pensai sentii un dolore alla bocca dello stomaco immaginandomi che cosa quegli uomini e quelle donne, diventati fantasmi, avessero sopportato lì dentro. Che cosa i loro occhi avessero visto senza poter più dimenticare. Ho partecipato a molte cerimonie e a innumerevoli funerali di vittime innocenti che hanno segnato la storia d’Italia degli ultimi 30 anni. Mai, però, ho avuto una sensazione così sconcertante come quel giorno. Non saprei nemmeno spiegarla a distanza di anni.
Arbeit macht frei
Quando si passa sotto la scritta “Arbeit macth frei”, all’ingresso del campo di sterminio, e quando si osserva il binario, proprio quel binario, quello sul quale arrivavano i vagoni merci stipati di prigionieri, cambiano le proporzioni. Da osservatori si diventa neve. Quella stessa neve che ricopriva i capannoni e i blocchi di Auschwitz-Birkenau, quella che cadeva sul tetto dei forni crematori e delle camere a gas, dal 1940 al 1945. La neve che, in silenzio, copriva, anche quel giorno del 2005, le ruote delle carrozzine dei sopravvissuti, sciogliendosi, quasi fossero lacrime, sui loro avambracci sinistri. Esattamente sul tatuaggio del numero di identificazione. Tutto, poi, rallentava e diventa in bianco e nero. In quel giorno è nata la Giornata della Memoria e coloro che sopravvissero ebbero la responsabilità di essere i principali testimoni dell’ Olocausto. Oggi ci restano le loro parole e una bambina con il suo cappottino rosso. Per non dimenticare mai.
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Voi che siete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici;
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate se questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi, Se questo è un uomo
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“Spero che almeno uno di quelli che hanno ascoltato oggi questi ricordi di vita vissuta li imprima nella sua memoria e li trasmetta agli altri, perché quando nessuna delle nostre voci si alzerà a dire “io mi ricordo”, ci sia qualcuno che abbia raccolto questo messaggio di vita e faccia sì che 6 milioni di persone non siano morte invano per la sola colpa di essere nate, se no tutto questo potrà avvenire nuovamente, in altre forme, con altri nomi, in altri luoghi, per altri motivi. Ma se ogni tanto qualcuno sarà candela accesa e viva della memoria, la speranza del bene e della pace sarà più forte del fanatismo e dell’odio dei nostri assassini” .
Liliana Segre, tratta dalla testimonianza del 6 Dicembre del 2001, all’auditorio di Santa Margherita a Venezia.