La “Lettera dal convento” di fra’ Gianluigi Pasquale di oggi, venerdì 3 marzo.
I Santi
Quando sentiamo parlare dei santi, oppure ascoltiamo o leggiamo una loro biografia, non ci annoiamo mai, anzi. La narrazione della loro vita attrae la nostra attenzione perché fiutiamo in loro un’esistenza realizzata, riuscita, appagante, sia dal punto di vista umano, che cristiano. Soprattutto siamo consapevoli che, mentre il ricordo dei “grandi” e dei “potenti” di questo mondo svanisce, la loro memoria rimane viva e reale nel mentre passano i secoli. Vogliamo chiederci: perché?
Uomini, messi da parte per
Tutti i santi e le sante, alla pari del «santo» per eccellenza che è Dio (Ap 15,4), sono (state) persone «separate», «messe da parte per». Tale è, infatti, il significato dell’etimo ebraico «a’ kadòsh» («il santo») che letteralmente indica ciò che è «tagliato per» qualcun altro o qualcos’altro. In realtà, i santi e le sante sono stati uomini e donne che hanno fatto fruttificare al meglio il dono di grazia ricevuto con il battesimo, portandolo alla perfezione, mediante l’esercizio eroico delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità) e delle quattro cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), essendo, per questo, stati “isolati” da Dio a favore del bene dei fratelli, della Chiesa e per mostrare a tutti che Dio è Dio. Di solito, dopo aver ricevuto il dono del battesimo, la loro trama esistenziale si caratterizza per un chiarissimo evento di conversione al Vangelo percepito come una chiamata a lasciare tutto e a seguire Gesù Cristo (Mc 1,20), da un successivo – e abbastanza doloroso – frattempo di incertezza o addirittura di «notte oscura», per culminare, infine, in una fusione con la persona di Gesù a tal punto da poter intercedere per quei miracoli che, comunque, solo Dio può concedere.
Perché siamo incollati ai santi?
La gente è attaccatissima ai santi, talvolta più ancora che non a Gesù Cristo o addirittura a Dio. Questo atteggiamento di devozione non deve far subito pensare a un fenomeno da superstizione e, quindi, a esigerne la soppressione o la progressiva riduzione poiché la devozione ai santi e, tra questi alla Vergine Maria in particolare, proviene direttamente dal Figlio di Dio (Gv 19,27). La gente si affida alla loro intercessione per lo stesso motivo per cui si rivolge a Dio: per essere guarita, confortata, sostenuta e, quindi, per dare anche gloria a Dio (Gv 17,22). E non si tratta certo di suggestione o di infatuazione collettiva la certezza della gente di aver ottenuto «grazie» da Dio per l’intercessione, per esempio, di Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Sant’Antonio e di molti altri e altre. La gente, semplicemente, si percepisce ascoltata dai santi, i quali ben sanno che cosa implichi il patire e il soffrire in questo mondo, in attesa della vita eterna che non avrà mai fine.
Anticipo di un frammento del Cristo finale nel nostro presente
Tutte le religioni, oltre a Dio, venerano delle figure emblematiche che si sono contraddistinte rispetto alla moltitudine. Tuttavia, solo i santi della fede cristiana – se così possiamo dire – sono tali in modo originario e irripetibile. Perché? Perché questi ultimi non si sono soltanto impegnati con la propria volontà alla perfezione o all’altruismo, ma si sono anche lasciati inondare dalla grazia divina, che costituisce il “sangue di Dio”, per usare una metafora piuttosto eloquente. Ecco perché, come ebbe a dire Papa Benedetto XVI (1927-2022), «i santi sono frammenti del Cristo finale che si staccano dal futuro ed entrano nel nostro presente ecclesiale per dargli senso» (Insegnamenti, vol. IV/2, p. 916). Infatti, ogni santo ci rivela un pezzettino della persona di Gesù che ancora non conoscevamo del tutto o così bene. Quindi, un santo cristiano è una “sporgenza” di Dio perché riaccende di luce una tessera del puzzle che Gesù Cristo nella storia è. Francesco d’Assisi ci ha rivelato meglio Gesù povero, Madre Teresa di Calcutta Gesù provvidente, Giovanni Bosco Gesù amico dei fanciulli, eccetera. E poiché alcuni santi hanno camminato con noi fino a poco tempo fa, la speranza di venire ancora da loro protetti, oppure di poterli almeno un po’ imitare, è ben fondata.