Esattamente cinque secoli or sono, nel 1517, l’Ordine religioso riunitosi attorno a San Francesco d’Assisi (1181-1226) venne diviso un due rami, giuridicamente tra loro distinti, ai quali, undici anni dopo (1528) si aggiunsero pure i Frati Minori Cappuccini e, nel mentre (1447), anche il Terzo Ordine Regolare di San Francesco (TOR)[1]. Se non fossero divisi, ossia se venissero computati assieme tutti i membri che professano la stessa Regola del Poverello di Assisi, si constaterebbe che oggigiorno l’Ordine Francescano costituisce (ancora) la Congregazione Religiosa maschile più numerosa all’interno della Chiesa Cattolica, nonostante un recente e progressivo decremento numerico, ancorché di indole piuttosto europea. Lasciando per un attimo da parte il TOR, una prima consistente distinzione all’interno dell’Ordine Francescano cominciò a crearsi già all’altezza del XIV secolo con il movimento dell’«Osservanza», che esigeva dai Frati un più coerente rispetto, appunto, nell’osservanza della Regola e, soprattutto, del voto di povertà. Di fatto, la cesura cadde, come accennato, nell’anno 1517: da allora si può parlare di Minori Osservanti come di un gruppo religioso altro, e del tutto autonomo rispetto all’Ordine, in virtù di quanto sancito dalla Bolla Ite vos emanata da papa Leone X (1475-1521)[2]. Nella Bolla, che regolamenta in dettaglio il rapporto tra le due famiglie religiose, si dispone peraltro che i frati dell’Osservanza si denominassero semplicemente frati Minori, mentre i frati aderenti all’Ordine dei Minori di ascendenza basso-medievale avrebbero dovuto aggiungere alla originaria denominazione di frati Minori la qualifica di «Conventuali»[3]. Ecco la ragione per cui alcuni studiosi preferiscono parlare, a mio avviso in modo opportuno e perspicuo, di «Bolla unionis» piuttosto che di «Bolla divisionis»[4]. Sull’ipotesi della possibilità di un’unione o «unificazione», lo scrivente ha già manifestato la propria opinione, suscitando un certo dibattito[5]. Ulteriori considerazioni verranno poste alla fine.
Togliendo un po’ di polvere dalla storia: 1517-2017
Questo intervento, tuttavia, punta a spostare la nostra attenzione su altri due ulteriori versanti, a questo inquilini. Con il primo si vorrebbe dimostrare che la divisione occorse anche a motivo di una certa «clericalizzazione» in cui era incorso l’Ordine voluto da Francesco d’Assisi, diacono, essendoci (stati), fin dall’inizio, sempre più frati sacerdoti, rispetto ai non-sacerdoti – denominati semplicemente «fratelli» – come è a tutt’oggi. Con ciò ci si affaccia alla questione principale, che a noi qui interessa, circa il modo in cui si rappresenti oggi il sacerdote oppure il presbitero francescano, visto che tanti giovani a noi contemporanei incontrano proprio quest’ultima tipologia. Anche in ragione del fatto evenemenziale per cui se un giovane oggi sceglie di farsi francescano, ciò accade per «via di attrazione», come ebbe occasione di sottolineare argutamente Benedetto XVI (*1927), ma, appunto l’evento si declina in modo formalmente diverso se quel giovane incontra un francescano sacerdote oppure un «semplice frate». La questione del presbitero (sacerdozio) francescano, pertanto, è molto meno semplicistica di quanto essa, a prima vista, possa sembrare e, per analogia, riguarda ogni forma di vita consacrata maschile, come denunciato dal titolo.
Il secondo versante inquilino alla situazione attuale dell’Ordine francescano e all’immagine di sé che esso rappresenta tocca al fondo la cosiddetta questione giovanile, che si erge a problema essendo quel mondo sempre più frammentato in emozioni che componibile in affetti. Anzi, proprio per questo si dà ragione ed appare tutta l’«emergenza» di quanto afferma il Documento preparatorio della prossima XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2018) che tratterà de I giovani, la fede e il discernimento vocazionale: «tutti [figure educative] costoro danno testimonianza di vocazioni umane e cristiane accolte e vissute con fedeltà e impegno, suscitando in chi li vede il desiderio di fare altrettanto: rispondere con generosità alla propria vocazione è il primo modo di fare pastorale vocazionale»[6]. Ma procediamo per tappe.
Evitare che l’attuale clericalizzazione sia una remora per gli inizi
Non vi è dubbio che la fraternità evangelica creata agli albori del XIII secolo (1209) da San Francesco d’Assisi sia apparsa un’autentica sorpresa anche agli occhi del Poverello, come dichiara egli stesso nel suo Testamento[7]: egli non si sarebbe mai aspettato di dar vita a un Ordine o una «Religione», se vogliamo seguire la nomenclatura veicolata dal Concilio Lateranense IV (1215)[8]. Allo stesso tempo, dinnanzi all’eventuale interrogativo se Francesco avesse voluto fondare una fraternità di soli frati, con l’esclusione totale dei frati sacerdoti, esso decade per se stesso perché fin «dall’inizio» anche alcuni sacerdoti, che egli accettò, rientrarono tra i suoi primi compagni (Leone, Silvestro, Ruffino) e il medesimo Francesco si fece ordinare diacono[9]. Sotto questo profilo, dal mio punto di vista di teologo, ipotizzare l’esistenza di un «carisma francescano» completamente laicale significherebbe scostarsi del tutto dalla radice apicale di quell’albero francescano che ha generato una numerosa e pluriforme fioritura di santità[10].
Ciò non significa, in terzo luogo, misconoscere che la «polvere della storia» nello sviluppo successivo della famiglia dei Frati Minori, tutt’ora suddivisi in quattro distinti rami, Conventuali, Francescani Minori e Cappuccini per il primo Ordine, e TOR – come detto – per il Terzo, nel corso dei secoli abbia portato a una progressiva clericalizzazione dell’Ordine e questo fino al Vaticano II (1962-1965), da quanto si è cominciata – e giustamente – a (ri)valutare la figura del frate non presbitero, a partire dall’ecclesiologia di comunione, a tal punto da mettere, però, quasi del tutto tra parentesi uno studio accurato, storico, teologico, spirituale e carismatico dell’essenza del sacerdote francescano, con il rischio – quasi – che taluni, oggi, tra questi (i sacerdoti), si auto percepiscano fuori dalla «posta in gioco», non solo dei processi diocesani, ma anche dell’Ordine dei Frati Minori, o questa percezione venga fatta loro intuire, insinuandola in vari modi, con danni enormi di fronte alla legislazione della Chiesa, alla mens del Vaticano II e, soprattutto, con effetti di disaffezione all’«essere frati minori sacerdoti», fenomeno di cui nel mondo Nord occidentale stiamo, adesso, pagando le conseguenze.
Questo ammanco di riflessione teologica, storica e spirituale sull’essenza del sacerdote francescano non è sfuggita del tutto agli addetti ai lavori, sembra, tuttavia più oltre oceano, che in Europa[11]. Daniel P. Horan (*1983) OFM, Frate Minore e Docente alla «Catholic Theological Union» di Chicago (USA), per esempio, è certamente convinto che:
La relazione tra la vocazione francescana a vivere da frati minori e la chiamata ministeriale a servire la Chiesa e il mondo come presbiteri ordinati è risultata sempre complicata, talvolta fonte di divisioni, e tematica da dover essere studiata. [Si tratta] di esplorare il fondamento della possibilità di sacerdoti ordinati nell’Ordine dei Frati Minori a partire dalla prospettiva della Regola (Regola Bollata) e dalla tradizione storica francescana. Sono stato spinto, così, a rispondere all’articolo di un altro Francescano, il quale muove da una prospettiva completamente diversa, in modo che ci si apra a un dialogo informale circa il ministero ordinato, la tradizione Francescana, e il ruolo degli ordini religiosi nella Chiesa e nel mondo[12].
Vogliamo, dunque, far leva sull’invito del giovane studioso Frate Minore statunitense e partire necessariamente dagli Scritti di San Francesco, avendo Daniel P. Horan menzionato espressamente la Regola. (continua venerdì prossimo).
[1] Sono debitore di un particolare ringraziamento alla Provincia dei Frati Minori (OFM) dei «Santi Sette Martiri della Calabria», in particolare a P. Fabio Occhiuto OFM e a P. Eugenio Clemenza OFM, i quali, assegnandomi un tema (tipo quello su «L’essenza del presbitero francescano») per i Corsi di Formazione Permanente, mi hanno suggerito interessanti percorsi di ricerca. Questo articolo, rispecchia i lavori del Corso tenutosi Bisignano (CS) nel Febbraio 2017.
[2] Il testo è facilmente rinvenibile nella Documentazione, a cura di Germano Scaglioni, in «Credere Oggi» 37 (2017) n. 3, pp. 187-196.
[3] Cfr. Let. Pellegrini, Le origini francescane nella storia e nella memoria dell’Osservanza minoritica, in «Picenum Seraphicum» 28 (2010), pp. 177-196. Trattasi di Letizia Pellegrini, da non confondere con Luigi Pellegrini.
[4] È la (ri)conosciuta e condivisibile posizione di P. Sella, Leone X e la definitiva divisione dell’ordine dei Minori (O. Min.): la bolla Ite vos (29 maggio 1517), Grottaferrata (Roma) 2001, pp. 301-312, al quale studio ci si può riferire anche per una ricostruzione della storia istituzionale dell’Osservanza: cfr. le pp. 91-200 (parte II: Prospetto storico delle relazioni tra Minori osservanti e Minori conventuali). È chiaro che i «Cappuccini» non vengono, in questo caso, presi in considerazione, dal momento che sarebbero nati soltanto undici anni dopo (1528) con la Bolla «Religionis zelus» di Papa Clemente VII (1478-1534), datata a Viterbo il 3 Luglio 1528.
[5] Cfr. G. Pasquale, Attualità di san Francesco nel mondo contemporaneo, in «Credere Oggi» 29 (2009/2) n. 170, pp. 9-23.
[6] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Documento preparatorio (con Questionario allegato). Lettera di Papa Francesco ai giovani, [III, 1], in «L’Osservatore Romano. Il Settimanale» 70 (2017) n. 3, del 19 Gennaio 2017, pp. 1-23, con mia sottolineatura. Inerente al delicato argomento, questa Rivista ha già pubblicato un mio ampio studio: G. Pasquale, I giovani e la Chiesa, VC 53 (2017) n. 4, pp. xxx-11.
[7] Francesco d’Assisi, Testamento, in E. Caroli, ed., Fonti Francescane. Terza edizione, Editrice Francescane, Padova 2011, pp. 99-104. [d’ora in poi FF.]
[8] Per chi volesse approfondire questa tematica è fondamentale il rimando a: A. Caciotti, Gli Ordini mendicanti. Riforme e innovazioni nella vita religiosa al tempo di Innocenzo III, pp. 347-373, in N. Ciola – A. Sabetta – P. Sguazzardo, ed., Il Concilio Lateranense IV a 800 anni dalla sua celebrazione, Lateran University Press, Città del Vaticano 2016, Atti del Lateranense IV […]
[9] Cfr. G. Pasquale, Frate Francesco. All’aurora di un’esistenza gioiosa. Con una conversazione con Papa Francesco, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2014, pp. 87-93.
[10] Perciò si deve prestare attenzione a quanto scrive uno dei massimi esperti di studi francescani: «Qualche notizia sui primi frati la attingiamo anche dagli scritti di s. Francesco. Vi ricorre spesso la distinzione fra “clerici” e “laici”. Anche se dobbiamo guardarci dal prendere la parola “clericus” nella sua accezione moderna, è certo che allora essa comprendeva sempre i chierici in senso canonico, e in più poteva anche riferirsi a gente formata regolarmente nelle scuole, o più genericamente, tutti quelli che sapevano leggere. In questo caso, Francesco non dà importanza a quella distinzione, ne parla sempre con tale serena disinvoltura che è difficile trovare nei suoi scritti un appiglio per sostenere che avesse una certa preferenza per i laici, mentre sarebbe stato più diffidente verso i chierici»: K. Esser, Origini e inizi del movimento e dell’Ordine francescano. Nuova Introduzione di Gianluigi Pasquale, (Già e Non Ancora 319), Jaca Book, Milano 20093, p. 45, con mia sottolineatura.
[11] L’ultimo studio degno di una certa attenzione è quello di Francesco Neri OFM Cap. (*1958), benché databile oramai tre lustri or sono: F.Neri, Il religioso presbitero nella prospettiva francescana, in «Rassegna di Teologia» 45 (2004), pp. 35-71 integralmente ripubblicato con lo stesso titolo sei anni dopo in «Italia Francescana» 85 (2010), pp. 211-246.
[12] D.H. Horan, Franciscan Priesthood: The Possibility of Franciscan Presbyters According to the Rule and Tradition, Paperback, New York 2012, con mia traduzione dall’originale in Inglese. Questo volume – sono pochi a saperlo in Europa – costituisce una strenua risposta a Fr. David Mary of Our Lady of Sorrows, dal 2009 Ministro Generale dei «Franciscan Brother Minors», una Riforma staccatasi dalla Provincia di Pennsylvania dei Frati Minori Cappuccini negli USA.