Le esequie nella parrocchia San Filippo Neri di Milano, di Julia Ituma, la pallavolista della Igor Novara morta a Istanbul lo scorso 13 aprile, si sono aperte con una lettera dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, rivolta alla famiglia in primis e letta dal celebrante: «Desidero esprimere la mia vicinanza e la mia condivisione in questo momento di smarrimento. «Si affollano domande, inquietudini, sensi di colpa che si accompagnano a ricordi lieti, memorie di imprese entusiasmanti. Viviamo insieme il dramma di renderci conto che la vita non ha mantenuto la sua promessa di felicità e la morte misteriosa, incomprensibile e imprevedibile, ha stroncato il desiderio di diventare adulti per una vita desiderabile. Non sappiamo che cosa ha vissuto Julia. Sappiamo che cosa vuole Gesù: che tutti siano salvati che tutti siano amati dall’amore invincibile di Dio».
L’omelia del parroco
«Appena arrivato in questa parrocchia, nel 2019, ricordo la chiamata di Julia a giocare in squadre importanti. Ma anche dopo questo salto di qualità l’abbiamo seguita e abbiamo tifato per lei, ed è diventata motivo di rinnovato entusiasmo nella nostra piccola realtà sportiva. Julia è stata una buona notizia per tutti noi. E ora siamo feriti da una brutta notizia. Il dolore si unisce al ricordo», ha esordito il parroco don Ivan Bellini nell’omelia. «Ma oggi possiamo fare spazio nel nostro cuore? Sì, è il Vangelo: la buona notizia di Dio per l’uomo. Settimana scorsa abbiamo celebrato la vita che vince sulla morte, ha proseguito. «Esattamente un anno fa, il 18 aprile 2022, partecipavo ad un incontro del Papa con gli adolescenti. Diceva che la vita alle volte ci mette a dura prova, ci fa sentire nudi, abbiamo paura del buio, e che le paure vanno dette per essere cacciate via. E quando le tenebre vanno nella luce compare la verità. Le crisi ci sono, l’importante è come le gestiamo. Le crisi vanno illuminate». Un riferimento alla vicenda di Julia: «Queste parole del Papa ci spiegano che il mondo ci vuole sempre infallibili e forti. Ma noi – e qui la voce gli si è incrinata – «vogliamo rivendicare anche il diritto di essere noi stessi, di essere fragili, di sbagliare qualche volta». Questo è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi e per onorare Julia». La conclusione dell’omelia di don Ivan: «Julia, figlia nostra, grazie per ciò che sei stata per tutti noi e continua a camminare con noi»
L’ ingresso della salma
Un applauso fragoroso ha accompagnato l’ingresso della salma in chiesa. Milano commossa dice addio a Julia Ituma, la campionessa 18enne della Igor Volley morta tragicamente a Istanbul nella notte tra il 12 e il 13 aprile scorsi. A un’ora dall’inizio dei funerali, davanti alla chiesa di San Filippo Neri, la parrocchia dove Julia aveva iniziato a giocare a pallavolo da bambina, c’era già una piccola folla: amici e parenti della comunità nigeriana, le giovani atlete della Polisportiva San Filippo Neri, parrocchiani e famiglie amiche, tutto il quartiere che conosce e stima da anni gli Ituma. Alla cerimonia anche il ministro dello sport Andrea Abodi, accompagnato dal presidente della Lega Volley Mauro Fabris e dal sindaco di Novara Alessandro Canelli, e la dirigente sportiva ed ex pallavolista azzurra Francesca Piccinini.
Le compagne di squadra
Intorno alle 10 è arrivato, nella stretta via dove si apre il sagrato della chiesa il pullman sociale della Igor Volley: le compagne di Julia sono scese in fila, strette tra loro, occhi bassi, espressioni dolenti. Con loro suor Giovanna Saporiti, la presidente della società, e Enrico Marchioni, il direttore generale che è rimasto in Turchia fino all’ultimo, ad attendere la fine dell’autopsia. Dopo di loro lo staff tecnico con l’allenatore Stefano Lavarini e i suoi collaboratori. In chiesa anche una delegazione dell’ambasciata nigeriana. La mamma di Julia, in lacrime, è entrata in chiesa sostenuta dai familiari.
Il funerale
Alle 10.45 l’arrivo del carro funebre con il feretro coperto di rose bianche, accolto da un applauso fragoroso, alle 11 l’inizio della cerimonia. Il sagrato della chiesa è strapieno, ma gli ingressi sono bloccati. Un signore si allontana tristemente: «La conoscevo bene. E non mi fanno entrare». La capienza complessiva della chiesa è di 400 persone, ma un addetto alla sicurezza confida: «Abbiamo ampiamente superato il numero». Diversi club in cui Julia ha giocato hanno riservato banchi per atlete e dirigenti, ma non tutti si sono presentati. Sono arrivate le atlete del Club Italia, dove Julia aveva giocato prima di arrivare alla Igor, c’è una delegazione di Chieri, le ragazze del settore giovanile di Monza. Fuori dalla chiesa, in lacrime, Aurora Cannone, amica d’infanzia di Julia che con lei aveva condiviso l’esperienza dell’oratorio e della Polisportiva. «I ricordi – dice con la voce rotta dall’emozione – sono dentro. Ma basta arrivare qui perché tutto esca fuori. Lei era grande, potente, fin da quando eravamo adolescenti. Un esempio». (Corriere.it).