I banchi della chiesa di santa Maria della Presentazione erano pieni fino all’ultima fila per i funerali di Michelle Causo. Centinaia le persone presenti, molti sono rimasti in piedi davanti agli ingressi. All’entrata principale è posizionato il libro delle condoglianze. Molti amici e conoscenti della vittima sono anche fuori, non sono riusciti a entrare. Qualcuno ha un malore. Alcuni sono sulle scale, altri sono in piedi nel piazzale ad ascoltare la messa dagli altoparlanti posti all’esterno della parrocchia.
Le parole del Vescovo
“Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita. Può avvenire che si banalizzi la vita così da trascinare nella banalità anche il male, che noi abbiamo il dovere di distinguere ed estirpare. “Il nostro dolore, nel suo impasto di rabbia e disperazione, deve trasformarsi in concime di speranza per una vita diversa, costruendo tutti una società dove queste cose non avvengano più, perché diventi il frutto di una vita nuova”, ha affermato al termine della sua omelia mons. Reina, vicegerente della diocesi di Roma, facendo appello a tutti ad “essere sempre strumenti di vita e mai di morte”. Il nostro dolore ora diventa una denuncia, ma deve tradursi anche in cambiamento. Eccolo il frutto, che questa morte non sia sprecata e che diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo”. Così il vescovo Baldo Reina al funerale di Michelle Causo, la ragazza uccisa nel quartiere Primavalle a Roma.
Ciò che è toccato a Michelle poteva accadere a chiunque
“Oggi, davanti alla bara di Michelle ci sentiamo tutti sconfitti e affranti. Davanti alla morte di questa nostra sorella come prima cosa ci dobbiamo fermare; dobbiamo togliere i sandali delle nostre tante certezze e avere l’onesta di compiere un sano e sincero discernimento”. Lo ha detto il vescovo Baldo Reina durante il funerale di Michelle Causo, la ragazza uccisa nel quartiere di Primavalle a Roma La morte di Michelle, ha avvertito il vicegerente della diocesi di Roma nella sua omelia, “ci pone delle domande come Chiesa e come Società Civile. Dove stiamo andando? Siamo coscienti o no che la nostra è una crisi di civiltà? Cosa stiamo offrendo ai nostri giovani? Ce la sentiamo ancora di dire che stiamo costruendo un futuro per loro, oppure siamo diventati tutti complici di progetti di morte?”. “Sono domande forti. Lo so – ha osservato Reina -. Ma sono domande che, penso, tutti portiamo dentro e che ci invitano ad un attento esame di coscienza! Questa società nella quale tutti siamo immersi e di cui siamo parte integrante, non ha forse perso la bussola? Il degrado non è in un quartiere o in una periferia. Il degrado è nel cuore di ognuno di noi. Il degrado è nella cultura che respiriamo, nella mentalità che tutti contribuiamo a creare, nel deserto dell’anima, immolando sull’altare dell’egoismo umano vittime sacrificali”. “La morte di Michelle ci deve mettere tutti quanti in discussione perché quello che è successo a lei poteva succedere a chiunque. Anzi. Per certi versi si è già consumato in ognuno di noi!”, ha aggiunto mons. Reina. “E non possiamo immaginare che non possa venire niente di buono da questa morte – ha detto ancora -. Vediamo il vuoto, avvertiamo la mancanza, subiamo l’ingiustizia di questo male compiuto, siamo nel buio della terra che l’ha divorata. La terra, la nostra città, questo quartiere, l’angosciante dilemma delle cause, degli intrecci, dei disagi inascoltati, di agenzie educative andate in tilt tra la frenesia di una società che impone solo una corsa insensata. Ancora più dolore provoca la storia dei suoi ultimi momenti che vorticano nella nostra testa amplificando quella domanda che rivolgiamo al cielo, per tornare alla terra, tra noi: perché?”
I palloncini
Mentre si allontana la macchina con il feretro della ragazza, i presenti al funerale applaudono e, al grido di “Michelle!’ fanno volare i palloncini rosa e bianchi che compongono più volte la scritta ‘Mimmi’, uno dei soprannomi della 17enne. Poco prima la mamma di Michelle, vicino alla bara, ha salutato e consolato gli amici in lacrime della figlia. Quando si è chiuso il portellone della macchina con il feretro qualcuno ha gridato “no no”. A mandare un bacio a Michelle anche il fidanzato.