ll Gargano non è solo meta di vacanzieri e amanti della natura: da secoli infatti vede giungere alle proprie pendici innumerevoli pellegrini e devoti, attratti in primo luogo dalla grotta di San Michele Arcangelo e, in tempi più recenti, dal Santuario di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo. Il Promontorio ha ricoperto e ricopre un ruolo centrale nei pellegrinaggi che in passato venivano intrapresi come pratica penitenziale verso la Terra Santa, lungo la cosiddetta “Via Sacra Langobardorum”. Il Gargano è stato così ribattezzato “Montagna Sacra”; esso stesso infatti si identifica quasi come un grande santuario naturale, offrendo elementi naturalistici ricorrenti nella storia delle religioni: la montagna solitaria e le grotte, luoghi dove la divinità poggia il suo piede e fa sentire la sua voce per stabilire l’incontro con l’uomo. I percorsi religiosi convergono verso i principali santuari montani e da questi si diramano verso altri centri religiosi costituendo un complesso spirituale organicamente strutturato.
Sulla Via Sacra Langobardorum
Un primo itinerario da seguire si sviluppa lungo il percorso seguito dall’antica Via Sacra dai pellegrini diretti al Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo.
Madonna di Cristo (Rignano Garganico) – Partendo da Rignano Garganico, sulla strada diretta a Foggia, si trova la piccola chiesa della Madonna di Cristo. Non si hanno molte notizie sulla data di fondazione della chiesa; l’unica informazione pervenutaci riporta che nel 1176 faceva parte della Badia di San Giovanni in Lamis, attuale convento di San Matteo, sotto il cui tenimento resterà fino agli inizi del XIX secolo, quando fu assunta dal Comune di Rignanoper poi essere restituita all’autorità ecclesiastica nel 1929. La cappella è dotata di piccoli disimpegni per il romito a cui l’autorità, nei secoli andati, affidava la custodia. La chiesina è molto cara al popolo rignanese (numerosi sono gli ex voto che conserva) il quale si ritrova tutto insieme per la festa che si celebra nel martedì dopo la Pasqua. Vi si venera una bella statua della Madonna con Bambino.
Santuario di San Matteo (San Marco in Lamis) – Spostandosi a San Marco in Lamis, a circa 3 km a est del centro abitato, si erge il Convento francescano di San Matteo. Fondato dai Benedettini col nome di San Giovanni in Lamis, è ricordato in molti documenti medievali per la sua importanza non solo ecclesiastica ma anche sociale: il vasto feudo, infatti, comprendeva l’attuale territorio di San Giovanni Rotondo e di San Marco in Lamis, oltre a diverse pertinenze sparse qua e là per la Capitanata e la Puglia. La sua fondazione sulle pendici del Monte Celano fu dovuta all’esigenza di accudire i pellegrini che dalla fine del sec. V incessantemente salivano al Gargano diretti alla Grotta dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo. Il santuario di San Matteo nacque, quindi, come ospizio dei pellegrini, e come tale ha sostanzialmente continuato la sua funzione attraverso i secoli fino ai giorni nostri: qui si fermavano i fedeli per trascorrervi la notte o almeno per fare una breve tappa spirituale. In questi ultimi decenni i Frati, insieme all’accoglienza dei pellegrini, hanno sviluppato anche un’intensa attività culturale con l’apertura di una grande Biblioteca, di un museo, iniziative di ricerca e di divulgazione, pubblicazioni, concerti. Il santuario di San Matteo, agli interessi religiosi e culturali, unisce anche un rilevante aspetto naturalistico che lo rende una delle mete più complete e frequentate del Gargano. Inserito nel Parco Nazionale del Gargano, il santuario è circondato dal Bosco Difesa di San Matteo, una zona boschiva tra le più ricche per il numero delle specie botaniche, per l’ampiezza degli orizzonti e per la varietà del suo paesaggio mantenutosi sostanzialmente intatto.
Santa Maria di Stignano (San Marco in Lamis) – Poco distante da San Marco in Lamis, all’ingresso dell’ampia valle che a nord ovest si apre sul Tavoliere, si trova il Santuario di Santa Maria di Stignano. Diverse sono le leggende intorno a questo luogo di devozione mariana. Si narra che San Francesco, nel suo viaggio verso la Grotta di San Michele, sia rimasto estasiato da questo posto per la sua amenità. La leggenda più diffusa riporta che Leonardo Di Falco, un povero cieco mendicante, abitante di Castel Pagano, un giorno si sia addormentato sotto una quercia, quando all’improvviso gli è apparsa la Vergine Maria poggiata sui rami di un albero mentre gli indicava una statua raffigurante la Madre di Dio col Bambino. Il cieco d’improvviso riacquistò la vista e raccontò tutto ai sacerdoti di Castel Pagano, i quali vennero a rilevare la sacra immagine. Su quel luogo venne costruita una cappelletta che divenne subito luogo di pellegrinaggi. La chiesa col tempo fu completata con cupola e campanile e venne costruito un annesso convento di francescani.
Santa Maria delle Grazie (San Giovanni Rotondo) – A pochi chilometri da San Marco in Lamis si trova San Giovanni Rotondo, centro spirituale di fama internazionale che nell’ultimo secolo ha visto accorrere nella propria terra milioni di pellegrini. La fama della cittadina garganica, che si estende a ridosso del Monte Calvo, è dovuta alla presenza del luogo in cui visse ed operò San Pio da Pietrelcina: la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’annesso Convento di Frati Cappuccini. Il convento iniziò la sua vita nel 1540, quando i Frati, invitati dall’Università, piantarono la croce alle falde del Montenero in un fondo donato da un devoto sangiovannese, Orazio Antonio Landi. Furono costruite le prime casupole. La chiesa fu completata nel 1581. I Frati Cappuccini avevano riportato in quelle terre garganiche, che già vantavano una gloriosa tradizione francescana, gli entusiasmi e la freschezza degli inizi del francescanesimo. Lavoravano e predicavano; questuando spargevano a piene mani il buon esempio e la parola di Dio. Dopo alterne vicende la comunità di frati vide stravolta la propria quotidianità dall’arrivo di un giovane frate, Padre Pio da Pietrelcina. Presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie accorsero pellegrini da ogni parte del mondo. Qui Padre Pio ricevette le stimmate, visse per circa cinquanta anni e vi fu sepolto. Nel 2004 sorse il nuovo Santuario a lui dedicato, progettato da Renzo Piano.
Santuario San Michele Arcangelo (Monte Sant’Angelo) – Il culto di San Michele è il primo affermatosi nel promontorio del Gargano e che lo ha reso famoso nel mondo. La sua diffusione è dovuta alle apparizioni dell’arcangelo in una grotta, dove poi sarebbe sorto il santuario, intorno al V-VI secolo d.C.; da lì durante il medioevo il culto di San Michele si diffuse in tutta Europa. La Sacra Grotta, insieme al Sepolcro di Gesù a Gerusalemme, alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e al santuario di San Giacomo di Compostela in Spagna, divenne uno dei quattro grandi santuari della Cristianità. In questi luogo si sono recati in pellegrinaggio numerosi papi, santi, regnanti e semplici fedeli. Oggi il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo si presenta sempre come una delle capitali spirituali di tutta l’Italia Meridionale, vero crocevia dello spirito, dove le strade di molti popoli confluiscono favorendo scambi e unificando i cuori in un continuo storico con le esperienze spirituali di popoli che da oltre quindici secoli, ininterrottamente, continuano a varcare la soglia della misteriosa caverna.
Madonna di Pulsano (Monte Sant’Angelo) – A circa 8 km da Monte Sant’Angelo, su di un balzo che domina la sottostante pianura e il Golfo di Manfredonia, si trova un luogo di spiritualità unico in tutto il Gargano, eletto “Luogo del FAI 2010”: l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano. Qui nel 1129 svolse la sua attività San Giovanni da Matera, che fondò la Congregazione degli Eremiti Pulsanesi. Nei dintorni, e specialmente nel Vallone dei romitori, i monaci costruirono molte piccole abitazioni abbarbicate sulle aspre pareti della montagna dove trascorrevano lunghi periodi di solitudine assoluta nella preghiera e nella contemplazione. La comunità aveva assunto la Regola di San Benedetto ma si dedicava anche a un’attiva vita apostolica tra i contadini e soprattutto tra i pellegrini provenienti dalla Grotta di San Michele e diretti al santuario di San Leonardo a Siponto. Ben presto si diffuse la fama di questa comunità e il luogo, per la sua suggestività divenne meta di numerosi pellegrinaggi. Il quadro originale della Madonna di Pulsano, purtroppo, è stato rubato nel 1966, così come è stata trafugata buona parte dell’arredo sacro e numerosi elementi scultorei ed architettonici del complesso abbaziale che è sicuramente una delle più importanti espressioni del romanico pugliese. Il dipinto, secondo alcuni studiosi, apparterrebbe alla scuola cosiddetta dei Ritardatari, fiorente in Puglia e Basilicata tra XII e XIII secolo. L’immagine riecheggia le icone bizantine con il volto scuro della Madonna leggermente inclinato, il capo coperto e l’aureola dorata; il bambino è rivolto verso chi osserva e, nel complesso, l’effigie richiama la Madonna di Siponto e la Madonna di Ripalta.
Santa Maria di Siponto (Manfredonia) – Posto sulla via sacra dei pellegrini, il santuario della Madonna sipontina sorge attiguo ai resti di una basilica paleocristiana risalente ai tempi del vescovo Lorenzo Maiorano. Il culto della Vergine è intimamente legato alle vicende della chiesa e con essa è sopravvissuto per giungere fino ai nostri giorni. Intorno al 1060 fu commissionato e realizzato il portale e la chiesa fu dotata dell’icona della Vergine con il Bambino. Per secoli circolò la leggenda, comune per molte immagini della Vergine, secondo cui sarebbe stata dipinta da S. Luca. Di sicuro, però, sappiamo che la sua venerazione fu sempre viva nel corso dei secoli come attestano numerosi documenti e testimonianze. L’immagine della Madonna, su legno di cedro, è quella classica delle icone ispirate alla tradizione orientale: la Vergine regge con il braccio sinistro il Bambino mentre questo esibisce il rotolo della Parola di Dio. Ma l’icona non è l’unica immagine della Vergine presente nella cattedrale di Siponto. Fino a non molto tempo fa era conservata nella cripta della basilica una statua straordinaria. Era chiamata dalla devozione del popolo la “Sipontina”; seduta in trono con il Bambino benedicente sulle ginocchia; con gli occhi allargati in atteggiamento di doloroso stupore, e il mento coperto di strane macchie biancastre. La leggenda narra che tanto tempo fa una giovinetta era stata violentata da un parente del vescovo dell’epoca proprio davanti all’immagine della Madonna la quale “dal momento in cui fu consumata la nefandezza inaudita, si trasfigurò: i suoi occhi, già dolci e suadenti, furon visti diventare ogni giorno più grandi e finalmente restarono sbarrati come due finestre su una notte di procella”. Anche la scomparsa di Siponto è collegata a questa leggenda. La sventurata ragazza cercò la morte fra le onde, ma il mare, misericordioso, la riportò a terra. Le sue lacrime disperate si raccolsero originando il lago Salso il quale, a sua volta, determinò lo sviluppo delle paludi che saranno la causa della fine di Siponto. Nonostante devastazioni e saccheggi e nonostante il suo isolamento, l’antica cattedrale di Siponto è stata sempre nelle cure e nell’attenzione dei pastori della diocesi, non per la sua posizione urbanistica, evidentemente, né per la sua funzionalità organizzativa, bensì per la viva partecipazione popolare al culto della Madonna, che non può vedersi disgiunto da quello per S. Michele, sin dalle origini del santuario garganico. (Gargano.it)