Se volessimo abbinare una preghiera alle nostre famiglie, tale preghiera sarebbe sicuramente il rosario. E il mese di ottobre, per tradizione secolare, è il mese dedicato proprio a questa preghiera. Quindi è una preghiera conosciuta, anche se attualmente vediamo il rosario solamente nelle mani di persone di una certa età; anche il suo utilizzo nella liturgia delle comunità cristiane si fa sempre più raro e poco valorizzato.
Il mese del rosario
In questo mese lo vogliamo conoscere un po’ di più per rivalutarne ricchezza e attualità. Una critica frequente a questa preghiera è la ripetitività, quasi fosse impersonale e lasciasse poco spazio alla fede e alla libertà personali. Questa critica nasce spesso in coloro che pensano che la parte più importante del rosario sia la recita dell’Ave Maria e non invece la meditazione (o meglio, come si diceva una volta, e giustamente, la contemplazione) di un mistero della fede. Ma il bello di questa preghiera è proprio questo: la ripetitività dell’Ave Maria deve predisporre alla contemplazione del mistero, deve produrre la tranquillità interiore ideale per l’irruzione del mistero divino, deve produrre in noi quel “vuoto” tale da poter essere riempito del mistero di Dio.
La storia del rosario
Il termine “rosario” deriva dalla consuetudine medioevale di mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; fiori, belli e profumati, come simbolo delle pre- ghiere dei fedeli “belle” e “profumate” rivolte a Maria. Così nacque l’idea di utilizzare una collana di grani – la corona – per guidare la meditazione. Nel 1200 i monaci cistercensi inventarono, a partire dalla collana, una nuova preghiera, appunto il rosario, paragonandola a una corona di fiori offerta alla Vergine.
La preghiera di san Domenico
Molto devoto a questa nuova forma di preghiera fu san Domenico, il quale, secondo la tradizione, ricevette nel 1214 il primo rosario dalle mani della Madonna. Ma anche prima di san Domenico era pratica comune la recita di preghiere legate al numero di grani di una collana. In realtà, l’abitudine di contare le preghiere con una cordicella annodata era già diffusa ai tempi dei monaci eremiti nel deserto egiziano e siriano. L’Ave Maria venne introdotta in questo modo di pregare nel VII secolo, ma si affermò in tutto il mondo cristiano solamente verso l’anno Mille.
Il primo documento ufficiale
Il primo documento ufficiale della Chiesa cattolica a occuparsene è ad opera di Sisto IV (bolla “Ea quae ex fidelium” del 12 maggio 1479): il Papa, ricordando origine e pratica di questa preghiera, invitava i fedeli a riprenderla con vigore definendola un salterio mariano (150 Ave Maria come i 150 salmi del salterio biblico) e assegnando a tale pratica svariate indulgenze. Nel 1571, anno della battaglia navale di Lepanto, papa Pio V chiese alla cristianità di pregare con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia turco-ottomana.
La vittoria della flotta cristiana
La vittoria della flotta cristiana, avvenuta il 7 ottobre, venne attribuita all’intercessione della Vergine Maria, invocata con il rosario. In seguito a ciò papa Gregorio XIII introdusse nel calendario liturgico la festa della Madonna del Rosario. Sempre nel XVI secolo fu fissata la formula dell’Ave Maria che nella sua seconda parte, quella non derivata direttamente dal Vangelo, aveva fino ad allora avuto numerose varianti locali.
I misteri
Fino al 2002 il rosario era composto da tre corone, ognuna delle quali meditava cinque particolari misteri della vita di Gesù o della Vergine Maria. La tradizione chiamava “gloriosi” i misteri legati alla nascita e alla giovinezza del Signore, “dolorosi” quelli inerenti la passione e la morte di Gesù, e “gloriosi” quelli che dalla Pasqua vanno fino alla proclamazione di Maria Regina dell’universo. I giorni stabiliti per i misteri gaudiosi erano lunedì e giovedì; martedì e venerdì per i misteri dolorosi; mercoledì, sabato e domenica per i misteri gloriosi. Con la lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” del 16 ottobre 2002 Giovanni Paolo II introdusse un quarto gruppo di misteri, quelli della luce, o “luminosi”, che contemplano momenti della vita pubblica di Gesù.
La nuova corona
La nuova corona ha prodotto una modifica dei giorni dedicati ai vari misteri: lunedì e sabato i misteri gaudiosi, martedì e venerdì i misteri dolorosi, mercoledì e domenica i misteri gloriosi, giovedì i misteri della luce.
Il rosario più diffuso
Il rosario più diffuso è formato da cinque decine di grani intervallati da grani più grossi; i grani piccoli servono per le Ave Maria, quelli più grossi per la proclamazione del mistero, per le preghiere del Gloria e del Padre Nostro. In testa al rosario vi sono altri cinque grani, preceduti da un crocefisso di varia dimensione. Anche questi oggetti hanno un significato che spesso non valorizziamo: tenendo tra le dita il Crocefisso recitiamo il Credo; sul primo grano recitiamo il Padre Nostro, sui tre grani successivi tre Ave Maria chiedendo fede, speranza e carità,
e sull’ultimo dei cinque recitiamo il Gloria.
Le decine
Poi si iniziano le decine con la successione di Gloria, proclamazione del mistero, Padre Nostro, dieci Ave Maria. A conclusione, il canto del Magnificat e la preghiera per il papa e per tutta la Chiesa. Esistono però molte varianti: la corona di 50 Ave Maria può ridursi a una coroncina di 10 che per di più può diventare lineare, con un crocefisso ad una estremità. C’è il piccolo rosario metallico che può essere infilato al dito, con le 10 Ave Maria e il Padre Nostro.
Mini e maxi
Come la forma mini, esiste anche la forma maxi: il rosario chiamato salterio con 15 decine; il rosario brigidino è formato da 6 decine e assomiglia al rosario portato dalla statua della Vergine sotto la grotta di Lourdes (la sesta decina è recitata per i peccatori); il rosario missionario dedica ogni decina a un continente del pianeta; il rosario francescano prevede di recitare 70 Ave Maria.
Il materiale del rosario, inizialmente costituito da noccioli o semi vegetali di diversa grossezza, oggi è il più vario possibile (a questo proposito è curioso ricordare il fatto che periodicamente via internet circolano allarmi assurdi tipo “attenti ai rosari di plastica, sono strumenti del demonio”) con una gamma infinita di colori e dimensioni.
Le variazioni
Anche la recita canonica può essere variata: per esempio la seconda parte dell’Ave Maria viene recitata solamente all’ultima Ave della decina oppure ai misteri tradizionali si sostituiscono altri eventi riportati dai Vangeli o particolari intenzioni private. Ad ogni mistero, oltre alla lettura del brano biblico di riferimento, può essere aggiunta una meditazione o una intenzione particolare.
Il rosario nelle altre chiese cristiane
Nelle altre chiese cristiane il rosario è presente in forme diverse: gli ortodossi utilizzano un rosario chiamato “komboskini”, nelle chiese di origine protestante il rosario è presente come preghiera personale dell’Ave Maria nella sua componente biblica. Infine anche religioni non cristiane possiedono forme particolari di rosario come strumenti di preghiera: il rosario buddista, il rosario islamico, quello utilizzato da alcune sette religiose indiane.