Si è svolto ieri sera, come ogni anno, lo spettacolo pirotecnico della girandola di Castel Sant’Angelo, tradizione che nasce inizialmente per celebrare il pontificato di Papa Sisto IV (1481). Sopra l’antico mausoleo di Adriano venivano accesi lanternini e grandi fiaccole alle due di notte, quando il pontefice dal colle Vaticano dava il segnale d’inizio; spari a salve di cannoni e mortaretti cadenzavano questa grande sinfonia di suoni e colori. Intanto, dall’altra parte del fiume Tevere, venivano bruciate fascine di paglia e legna custodite in grandi botti di legno. Infine, il gran finale con colpi di cannone e squilli di tromba mentre veniva acceso il fuoco più grande posto sulla cima del castello. Questo, il rituale dell’epoca.
L’evento, rimasto per molti secoli un appuntamento irrinunciabile per il popolo romano e per molti turisti, a metà ottocento cominciò progressivamente a scomparire fino a quando – gli studiosi sono divisi fra due date, il 1861 o il 1870 – lo spettacolo fu definitivamente sospeso. Succesivamente, dopo circa un secolo di inattività, la tradizione dei fuochi pirotecnici si è ripetuta nel 2006 sul colle Vaticano in occasione dei 500 anni dalla fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia per poi rivivere, a fase alterne, anche in diverse altre location come la terrazza romana del Pincio.
Giovanni Maggi (1566 ca. – 1630); Joseph Wright of Derby (1734 – 1797); Franz Theodor Aerni (1853 – 1918); Ippolito Caffi (1809 – 1866) e l’incisore Piranesi (1720 – 1778): questi, i nomi di artisti di varie epoche che hanno immortalato il grande spettacolo nei loro quadri. Addirittura lo stesso Michelangelo Buonarroti fece alcuni disegni, successivamente rielaborati e perfezionati da Gian Lorenzo Bernini che inventò i «Flumina Lucis», razzi di fuoco per creare ancor più spettacolo. Un grande regista, un grande scenografo.
Anche il poeta Gioacchino Belli volle “dipingere” con i versi questo spettacolo nella poesia ha titolo “La ggirànnola der 34”: “Ce fussi a la ggirànnola jjerzera?/ Ma eh? cche ffuntanoni! eh? cche scappate!/ Quante bbattajjerie! che ccannonate!/ E la vedessi quela lusce nera/ C’ussciva da le fiamme illuminate?/ Nun paréveno furie scatenate/ Che vvienissin’a ffà nnas’e pprimiera?”.
La storia di Roma che s’intreccia con i santi Pietro e Paolo. Così era. E così è ancora.