L’udienza con i Partecipanti all’Incontro “Somos Community Care”
Il Papa elogia il medico di famiglia. ”Si tratta di una figura fondamentale, che unisce in sé competenza e prossimità”, dice Bergoglio ricevendo in udienza i partecipanti all’Incontro Internazionale promosso da ‘Somos Community Care’. ” La scienza oggi ha fatto passi da gigante. Possiamo accedere a terapie fino a pochi decenni fa inimmaginabili. Ma la medicina, – evidenzia – anche quella più tecnologizzata, è sempre prima di tutto un incontro umano, fatto di cura, vicinanza e ascolto e questa è la missione del medico di famiglia. Quando stiamo male, nel medico cerchiamo, oltre al professionista competente, una presenza amica su cui contare, che ci infonda fiducia nella guarigione e che, anche quando questa non fosse possibile, non ci lasci soli, ma continui a guardarci negli occhi e ad assisterci, fino alla fine”.
Bergoglio dedica un amarcord al suo medico di famiglia: ”Io ricordo da bambino che veniva a casa, ci guariva; ricordo anche la ostetrica di famiglia perché siamo in cinque, così quando veniva quella donna con la valigia, sapevamo che arrivava un fratellino! È una familiarità il medico di famiglia di allora e ho tanti bei ricordi del medico di famiglia. E questo ci porta al secondo motivo per cui è prezioso il suo ruolo: essere persona ”di famiglia”. È la dimensione comunitaria dell’assistenza, che richiede di ‘contestualizzare ogni paziente nelle sue relazioni’ e nei suoi ‘legami affettivi e sociali”’.
”La presenza del medico di famiglia, – sottolinea ancora -aiuta a circondare il malato con una rete di affetto, di condivisione e di solidarietà, che va oltre la fase diagnostico-terapeutica, rafforzando i rapporti umani, facendo della sofferenza un momento di comunione da vivere insieme, non solo per il bene del paziente, ma per quello di tutti: di chi cura, dei familiari, della comunità allargata. Si evita così il rischio che la persona che soffre e chi le sta vicino siano risucchiati dalla macchina della burocrazia e dell’informatizzazione; o peggio che finiscano vittime di logiche di mercato che poco hanno a che fare con la salute, soprattutto quando si tratta di persone anziane e fragili. Cura e familiarità sono due doni di grande valore per chi soffre! ”.
L’udienza con le Pontificie Opere Missionarie
Il Papa incontra le Pontificie Opere Missionarie e alludendo alla provenienza degli uomini al comando, si concede una battuta: ”Accolgo con gioia tutti voi che siete venuti da più di centoventi Paesi dei cinque Continenti per l’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie. Saluto il card. Tagle, il segretario mons. Nwachukwu, il segretario aggiunto mons. Nappa, Presidente delle POM, e i quattro Segretari generali: il comando è buono: un filippino, un africano e il sugo della pasta, un napoletano!”.
“La missione cristiana non è trasmettere qualche verità astratta o qualche convincimento religioso – meno fare proselitismo, meno ancora – , ma è anzitutto permettere a coloro che incontriamo di poter fare l’esperienza fondamentale dell’amore di Dio”, dice il Papa. Il Pontefice sintetizza il messaggio che vuole mandare con un aneddoto: ”Sul proselitismo vorrei dire una esperienza personale. Quando ero in una delle Giornate della Gioventù, quando uscivo dal teatro dove c’era stato un incontro, si avvicina una signora che apparteneva a un gruppo cattolico – ultra, troppo, destrorso, ‘per l’odore’ si vedeva quello – e la signora era con un ragazzo e una ragazza e mi ha detto: ”Santità, voglio dirle che ho convertito questi due! Li ho convertiti!”. L’ho guardata negli occhi e le ho detto: ‘E a te chi ti converte?”’. La morale: ”Questa missione della conversione, ci sono gruppi religiosi che portano il catalogo delle conversioni, è bruttissimo questo”.
”In questi giorni passati, – continua Bergoglio – un gruppo di cattolici del Congo, del nord Kivu sono stati sgozzati, semplicemente perché erano cristiani e non volevano passare all’islam”. ”Oggi – ha osservato- c’è questa grandezza della Chiesa nel martirio. E andiamo un po’ indietro, cinque anni fa, nella spiaggia della Libia, quei copti che sono stati sgozzati e in ginocchio dicevano: ”Gesù, Gesù, Gesù”. La Chiesa martiriale è la Chiesa della tenacia del Signore che porta avanti. Siamo perciò chiamati anche noi ad essere perseveranti e tenaci nei propositi e nell’azione. E vivere anche questa dimensione martiriale con il nostro esempio”. Il Papa ha poi ricordato l’importanza di trovare sempre ”nuovi modi per evangelizzare e servire i fratelli, specialmente i più poveri. Espressione di tale carità sono anche le tradizionali raccolte destinate ai fondi universali di solidarietà per le missioni. E a questo scopo dobbiamo promuoverle, far capire che questo aiuto che io do, che ogni cristiano dà, fa crescere la Chiesa e salva la gente, e quindi aiutare questa partecipazione non solo delle persone, ma anche di gruppi e istituzioni che, con spirito di gratitudine per le grazie ricevute dal Signore, desiderano sostenere le tante realtà missionarie della Chiesa’.
Il messaggio ai militari in pellegrinaggio a Lourdes
‘L’umanità non si può salvare “con la violenza delle armi”: lo ribadisce Papa Francesco in un Messaggio ai militari che in questi giorni sono in pellegrinaggio a Lourdes, il santuario mariano sui Pirenei francesi. “Siate soldati a testa alta e orgogliosi di onorare la vostra uniforme, il vostro motto e la vostra patria, ma anche consapevoli – sottolinea il Papa – di fare parte di un’unica famiglia umana, una famiglia lacerata e ferita ma che Cristo è venuto a redimere e a salvare con la forza dell’amore, e non con la violenza delle armi”. Il Pontefice invita dunque i soldati ad essere “sentinelle della pace”, come diceva San Giovanni Paolo II. “Il mondo ha bisogno di voi, soprattutto in questo momento buio della nostra storia. Abbiamo bisogno di uomini e donne di fede capaci di mettere le armi al servizio della pace e della fraternità”.
L’incontro con i bambini ucraini e palestinesi
Il Papa ha accolto un gruppo di bambini ucraini e palestinesi arrivati a Roma per la Giornata mondiale dei bambini. ”Il Papa ci ha accolto con un grande sorriso e allegria, come un nonno che abbraccia i suoi nipoti”, ha spiegato padre Marcin Schmidt che ha accompagnato il gruppo. ”Sono bambini – ha raccontato il sacerdote ai media vaticani – che hanno perso le gambe, le mani e i genitori”. Il Pontefice alle 17 dialogherà coi bambini di tutto il mondo allo Stadio Olimpico.
Foto: Vatican Media