I testi degli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni costellati di dipinti singolari dove momenti importanti della vicenda terrena di Cristo, dall’infanzia al Calvario, dalla Cena di Emmaus all’Ascensione, senza dimenticare guarigioni e miracoli, la presenza di Maria e di Angeli, prendono vita grazie ad una tecnica pittorica straordinaria capace di creare l’illusione della realtà.
Sulla scia di Annigoni e nel solco di una tradizione che – osserva Vittorio Sgarbi nella sua prefazione- dal Rinascimento arriva all’Ottocento di Hayez o al primo Novecento di Corcos, Ulisse Sartini, il “ritrattista dei papi”, con la sua pittura ha reso unico questo prezioso Vangelo che, scrive don Antonio Tarzia, in una nota “vuole essere un piccolo memoriale e un’occasione di pregare con l’arte nell’anno del Signore”. Del resto e lo ricorda ancora Sgarbi: “Ogni volta che Sartini dipinge un soggetto religioso ringrazia Dio per avergli dato la possibilità di farlo in maniera così esaltante”.
A questa sequenza di dipinti fa riferimento anche un denso saggio introduttivo del cardinal Ravasi che sottolinea come in quest’edizione Sartini “ha continuato a realizzare sulla tela tanti fogli ideali di quella Biblia pauperum che nel passato sulle pareti delle chiese apriva davanti ai fedeli le parole e le opere di Cristo”.
Il nuovo Vangelo per il Giubileo 2025 è stato presentato qualche giorno fa a Papa Francesco che, nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico, per l’occasione, ha ricevuto in udienza privata una delegazione speciale composta dal sacerdote paolino don Antonio Tarzia e dall’imprenditrice Gabriella Lo Castro, presidente delle edizioni Archivium, accompagnati da alcuni congiunti collaboratori, oltre al cardinale Gianfranco Ravasi e al pittore Sartini.