La decisione di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato, da lui comunicata l’11 febbraio 2013 e che sarebbe divenuta effettiva “dal 28 febbraio alle ore 20”, “era talmente grave che in quel momento avevo personalmente immaginato un’aspettativa di vita di Benedetto XVI di non piu’ di un anno. Quando percio’ il 28 febbraio 2013 lasciammo insieme il Palazzo Apostolico, tutto il mondo fu testimone di come non riuscii a trattenere le lacrime”. Lo rivela l’ex segretario storico di Joseph Ratzinger, poi Benedetto XVI e infine, Papa emerito, monsignor Georg Ganswein, nella prefazione al volume “Ratzinger, La scelta. ‘Non sono scappato'”, una nuova biografia del Papa emerito scritta dal giornalista vaticanista Orazio La Rocca, e gia’ alla terza ristampa per i tipi della San Paolo.
Le parole di mons. Georg
La previsione di mons. Gaenswein non si e’ avverata, tanto che gli anni trascorsi come “emerito”, hanno invece addirittura superato i quasi otto che furono di pieno pontificato. La Rocca li ripercorre con dovizia di particolari, menzionando ogni piccola uscita, gesto, scritto, scambio, di cui Benedetto XVI e’ stato protagonista una volta preso possesso del suo nuovo alloggio da “dimissionario” nell’ex monastero Mater Ecclesiae, dimostrando cosi’, evento per evento, quanto sia stata ancora intensa l’attivita’ del Pontefice emerito seppur nel nascondimento e nella obbedienza al suo successore. Rimangono comunque spazi di “manovra” al Papa emerito per testimoniare il suo rinnovato contributo alla Chiesa, come ad esempio le partecipazioni ai Concistori e alla stessa canonizzazione di San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII, il suo dialogo teologico mai interrotto con importanti realta’ dell’ebraismo mondiale, la sua indefessa testimonianza di “Verita’” che gia’ in vita gli aveva guadagnato la nascita di un certo movimento a supporto di una sua proclamazione di “Dottore” della Chiesa.
La scelta di Ratzinger
Anche le iniziative in comunione e a sostegno dello stesso Francesco come la consacrazione al Cuore Immacolata di Maria di Ucraina e Russia al momento dell’invasione dell’esercito di Putin. Il volume non tralascia naturalmente le ultime fasi piu’ dure come la scomparsa del fratello Georg e le accuse di aver coperto un prete pedofilo mossegli dopo il Rapporto di Monaco. Pagina dopo pagina, emerge soprattutto la difesa appassionata di La Rocca della scelta cruciale e straordinaria di Ratzinger, quella appunto delle dimissioni, che, sintetizza efficacemente mons. Gaenswein nella prefazione, ha fatto si’ che alcuni trasformassero Benedetto XVI in un “eroe” e altri, al contrario, “aspramente lo criticassero quasi fosse un secondo Celestino V e anche lui, avesse ‘per viltade fatto il gran rifiuto’ come scrisse Dante Alighieri”. Quasi due partiti, insomma, in cui Gaenswein non si riconosce rigettando sia l’uno, sia l’altro. Ed anche La Rocca, ricostruendo passo dopo passo i quasi dieci anni trascorsi al monastero, sembra voler dare le chiavi per sfatare entrambe le ricostruzioni e far emergere quella piu’ semplice e allo stesso tempo onesta: il passo indietro di un uomo che alla Chiesa ha dato tutto se stesso.