Solo rievocare il passato aiuta a riporta alla mente ed al cuore gli accadimenti del passato, percependo, in prima persona, l’intervento di Dio nella storia dell’uomo.
Legge e cuore
La legge, nel cuore. E, considerando che, nella cultura ebraica, il cuore è considerato la sede, innanzitutto, della volontà, ciò rappresenta un desiderio della volontà e una risoluzione per indirizzata ad una decisione. Potrebbe rappresentare un richiamo moralistico, questo riferimento alla legge. Oppure no.
Il patto e la relazione
Non c’è alcun moralismo – o, meglio: se c’è, è possibile contrastarlo – nel momento in cui la Legge è più di una parola scritta. È un patto, un’alleanza, che racconta di una relazione. Che, come ogni relazione, ha una storia da raccontare, perché è incuneata nel tempo e nello spazio. Questa relazione rappresenta un riferimento: non qualcosa di statico, ma una realtà dinamica, che si lascia interrogare, che vede il susseguirsi di due soggetti che si conoscono, si studiano e cercano il modo di poter costruire qualcosa assieme.
Fedeltà divina
La fedeltà, nel tempo, è il nome dell’amore1. A questo fanno riferimento le immagini, in negativo della tignola o della ruggine. Di Dio si riconosce la lunga durata, per contrasto con tignola e ruggine, che, al contrario, consumano ogni cosa. Si tratta di percepire che su dio si può contare. Si tratta di un riferimento saldo e sicuro, come una roccia.
Il ricordo del passato, nel presente
Raab, Leviatano, drago. Il mare è misterioso, buio, profondo. Racchiude in sé le paure più intime di ognuno di noi. Ecco perché, nella cultura ebraica – ma non solo: pensiamo, ad esempio, al leggendario mostro di Loch Ness – c’è un nesso inscindibile tra il mare e il male. Nelle profondità, si trovano mostri marini, pronti a divorare ogni cosa. Ci sono creature strane ed insidiose.
Eppure, già il Signore è intervenuto e – così dice – è pronto a farlo nuovamente. Garanzia che non ci lascerà soli, con la paura. Che troveremo una compagnia, in grado di supportare ed incoraggiare la nostra avventura, proprio nei momenti più bui, di sconforto e scoraggiamento.
“Convertitevi“
La conversione ricorda molto un’inversione. A U, da effettuare nel minor tempo possibile, per non intralciare la viabilità circostante. La conversione è una necessità, che si rende inevitabile, quando l’aria è ormai diventata irrespirabile. Si tratta di dare nuova linfa ad abitudini ormai diventate stantie. Non si tratta – necessariamente – di cambiare abitudini, bensì, piuttosto, di vivificare quelle vecchie, abitandole in modo. A questo ci invita la figura di Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, che, con il suo invito all’essenzialità, ci richiama a cercare l’autenticità, nelle nostre scelte quotidiane. (Sulla strada di Emmaus).
Rif. Letture festive ambrosiane, nella II domenica di Avvento, ANNO B
1 Benedetto XVI, Celebrazione dei Vespri con sacerdoti, religiosi, seminaristi e diaconi – 12 maggio 2010
Fonte immagine: Wixmp