La riapertura di Notre Dame, cattedrale di Francia, deve essere segno di unione, e di unione anche ecumenica. Ed è per questo che il fatto che la prima Pasqua celebrata nella cattedrale ricostruita sarà celebrata nello stesso giorno da cattolici latini e orientali e cristiani ortodossi è un dato simbolico da non sottovalutare, tanto che tutti i cristiani dell’Ile de France, qualunque sia la loro confessione, saranno chiamati a riunirsi a Notre Dame.
In occasione della Pasqua secondo il calendario giuliano, che quest’anno si è festeggiata il 5 maggio, l’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich di Parigi ha preso carta e penna e ha scritto insieme al metropolita ortodosso di Francia Demetrios Poulis un editoriale, pubblicato su Le Figaro.
La prima Pasqua dopo l’incendio
Dopo l’incendio che la ha devastata il 15 aprile 2019, la cattedrale di Parigi riaprirà il prossimo dicembre. La prima Pasqua celebrata dunque nella cattedrale rinnovata sarà proprio quella del 2025, in cui la Pasqua secondo il calendario giuliano e la Pasqua secondo il calendario gregoriano coincidono.
Quello di Ulrich e Poulis è un appello all’unità. “L’anno prossimo – scrivono – Anno Giubilare e anniversario del 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325 d.C.), la cui autorità è riconosciuta da tutte le Chiese cristiane, provvidenzialmente celebreremo la Pasqua nello stesso giorno: 20 aprile 2025”.
E in quel giorno, “su iniziativa di tutti i responsabili del dialogo ecumenico nelle nostre Chiese, tutti i cristiani dell’Île-de-France saranno invitati a ritrovarsi, nel pomeriggio della domenica di Pasqua, nella cattedrale Notre-Dame di Parigi, riportata al suo splendore e alla sua vitalità”.
Le parole dell’arcivescovo di Parigi
Sarà così che la riapertura della cattedrale “troverà un ulteriore significato in questa celebrazione pasquale condivisa”, dimostrando “una parte significativa della sua vocazione di accoglienza in questo incontro di tutti i cristiani che lo desiderano”.
Con l’occasione, arcivescovo di Parigi e metropolita ortodosso di Francia rilanciano la richiesta di una data comune della Pasqua, un passo chiesto dall’assemblea del Sinodo di ottobre, dal Patriarca ecumenico Bartolomeo nella sua recente visita a Parigi, e poi anche da Papa Tawadros II, il patriarca copto ortodosso, che ha sottolineato l’importanza di una data comune per la Pasqua ai vescovi francesi in visita in Egitto alcune settimane fa.
Non si tratta – si legge nel testo pubblicato da Le Figaro – di un atto solo simbolico, ma “costituirebbe un passo molto significativo verso l’unità urgentemente richiesta da Gesù Cristo a tutti i suoi discepoli, in vista di una testimonianza missionaria più giusta e più fruttuosa”. E questo perché “l’urgenza di contribuire alla pace, di opporsi alla violenza e alla crudeltà distruttiva delle armi, si configura inoltre come un’esigenza e un’emergenza ecumenica”.
La lettera rappresenta un impegno a compiere ulteriori passi per l’unità, con la consapevolezza che “il nostro progresso nell’unità sarà proporzionale alla coscienza ecumenica di tutti i battezzati”.
E la questione dell’unità – scrivono ancora Ulrich e Poulis – “non è solo religiosa. Riguarda anche la pace nel mondo”, poiché “i conflitti che dilaniano tanti Paesi, in particolare Ucraina, Armenia e Terra Santa, sarebbero senza dubbio meno difficili da superare se tutte le Chiese cristiane fossero più unite, riunite nella stessa fede e nella stessa carità”.
Insomma, “l’urgenza di contribuire alla pace, di opporsi alla violenza e alla crudeltà distruttiva delle armi, si configura inoltre come un’esigenza e come un’emergenza ecumenica. Certamente non sarà subito facile coinvolgere tutte le Chiese e tutti i fedeli in una simile dinamica di unità”.
È una richiesta, quella di trovare una data unitaria per la Pasqua, avanzata con la consapevolezza che ci saranno delle resistenze, ma arcivescovo cattolico e metropolita ortodosso rimarcano che “non dobbiamo aver paura di un passo avanti coraggioso: se verrà aggiustato, si aggiungerà gradualmente alla dinamica dell’unità. Credere nel trionfo dell’unità è un modo di credere nella Risurrezione”. (ACI Stampa).