Il rito ambrosiano, subito dopo le festività dedicate ai santi e ai defunti, ci catapulta nella solennità di Cristo Re dell’Universo, che ci ricorda l’imminenza dell’Avvento, ormai alle porte. Nella nebbiosa Pianura Padana, con il brusco della temperatura atmosferica, anche il meteo ci ricorda che stiamo ormai entrando nella stagione invernale.
Apocalisse e giustizia
Leggere, come nella descrizione del profeta Isaia, che il giorno del Signore viene « come una devastazione», è caratterizzato da «frastuono fragoroso di regni, di nazioni radunate», che provocano, nei superstiti «costernazione» non fa presagire nulla di buono[1]. Anzi, come prima reazione ci provoca paura e smarrimento: è davvero questo Dio, dovremmo averne terrore. Perché viene per toglierci la vita e distruggere tutto? Ma, continuando la lettura, vediamo che l’obiettivo non è distruggere in modo insensato o arbitrario: il senso è quello di realizzare la giustizia ed impedire che i prepotenti possano avere la meglio, nel mondo[2].
«Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto»[3]
Nella sua epistola agli Efesini, san Paolo mette l’accento su una questione che talvolta è forse trascurata con una certa superficialità. Si pensa a non fare il bene, ma l’obiettivo è fare il bene. Cioè: non basta la neutralità, tanto è vero che, nell’Apocalisse, troviamo la famosa ammonizione: “Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”[4]. Il problema è, a volte, il perdere tempo, il non sfruttare le occasioni. Le opere delle tenebre ci portano a pensare ad un’opera malvagia: talvolta l’infecondità del nostro tempo è data dall’insulsaggine, dall’accontentarci del poco e del minimo necessario, senza spendere davvero noi stessi in ciò che riempie le nostre vite. E che spiega perché quel tempo è uno spreco, in quanto infruttuoso.
«La vostra liberazione è vicina»
Ogni volta che leggiamo di sciagure e di catastrofi naturali, la nostra immaginazione vola ad un immaginario apocalittico.
«Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 28): questa è la conclusione che condivide Cristo, mentre passeggiando di fronte al tempio, qualcuno gli fa notare la bellezza delle decorazioni. Eppure, di tutta quella bellezza non resterà – letteralmente – pietra su pietra.
Il Tempio distrutto e ricostruito
Drammaticamente, profeticamente vero, considerando dal 70 d.C. del tempio non rimarrà più nulla, Gerusalemme cambierà nome e il popolo ebraico conoscerà la più grande diaspora che abbia mai vissuto, disperdendosi in tutto il globo terracqueo. Eppure, quel tempio ha ritrovato la vita, come promesso da Gesù. Nel suo corpo risorto, ha ricostruito la speranza dell’umanità nella possibilità di oltrepassare la morte. Segno di una regalità nuovo. Un Dio che dona a tutti l’opportunità di una vita che non conosca tramonto.
Fonte immagine:
Wikimedia – Furuby Church.Triumph crucifix done by artist Eva Spångberg 1976
Letture festive ambrosiane, nella festività di Cristo Re
Fonte testo: Sulla strada di Emmaus