Il tempo del Covid e’ stato tempo di morte, anche per tanti di voi, contagiatisi per proteggere altri. Medici e operatori della sanita’, come anche tanti militari. No, non e’ stata una morte qualsiasi: e’ una morte che grida risurrezione. Che ha gia’ in se’ stessa il germe di quella vita che non muore perche’ e’ vita offerta, fino alla fine, a servizio della preziosita’ unica e irripetibile di ogni vita umana, che vale il nostro servizio, il nostro impegno, il dono della nostra stessa esistenza”. Lo ha detto l’ordinario militare per l’Italia, arcivescovo Santo Marciano’, nel corso dei Vespri pontificali da lui presieduti nella chiesa inferiore della Basilica papale di San Francesco ad Assisi, nell’ambito delle celebrazioni di oggi.
Non abbiamo imparato la lezione
“Noi, tuttavia – ha sottolineato mons. Marciano’ -, non abbiamo imparato questa lezione che il Covid ci avrebbe dovuto lasciare; non abbiamo saputo accogliere la sfida di accogliere ogni vita, fin dal concepimento, e ad accompagnare ogni morte, fino al suo passaggio all’eternita’; non abbiamo voluto capire che siamo tutti nella stessa barca, come spesso ripeteva papa Francesco, e che il destino di ogni persona e’ legato all’altro, senza discriminazioni di lingua, popolo, razza, religione, ceto sociale…”. (…)
Un gesto di memoria
“Una croce che tutti ci ha accomunati nell’isolamento, nella paura, nel cambio totale delle abitudini di vita; che, per molti, ha significato il dolore della malattia, della morte, della perdita delle persone care; che, in alcuni luoghi, ha cancellato intere generazioni di anziani, memoria di una storia di cui resta il vuoto”, ho osservato. “Voi avete abbracciato questa croce e oggi, come offerta, essa viene portata ai piedi di San Francesco: un gesto di gratitudine, inserito nella gratitudine di tutta l’Italia; un gesto di memoria, perche’ quanto e’ accaduto – e quanto voi avete operato – ci esorti a custodire quel “senso” che, forse senza rendervene conto, avete dato alla croce e il cui linguaggio impariamo da Francesco“.
Piccole luci di speranza
Per mons. Marciano’, “la luce della lampada offerta stamattina a nome dell’Italia, e’ accesa anche con le piccole luci di speranza che voi avete acceso nella pandemia e in tutti i luoghi dove seminate protezione dei deboli e supporto umano”. “Un messaggio luminoso per la nostra stessa Nazione – ha concluso -, un esempio per le Istituzioni e le giovani generazioni. Infatti, come la stessa pandemia ci ha fatto toccare con mano, e’ dalla capacita’ di non fuggire indifferenti dinanzi alla ‘lebbra’ di ogni malattia, poverta’, migrazione, emarginazione… ma di abbracciare tali croci, che si misura il grado di civilta’ di un popolo e la giustizia di chi e’ chiamato a governarlo e puo’ rifulgere la luce di una convivenza giusta e pacifica”. (ANSA).