Oggi è necessaria “in primo luogo la prospettiva di una Bioetica Globale, con le maiuscole. Scienza e tecnologie aprono campi nuovi e promettenti, insidiati da risvolti involutivi e drammatici”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Stampa monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il cui mandato, spiega, è terminato per raggiunti limiti di età.
“I nuovi problemi etici hanno una dimensione di evidenza globale – dice ancora Paglia – perché vanno a toccare i fondamentali dell’umano: la configurazione psichica, l’identità sessuale, la dignità individuale, l’accesso alle risorse, le libertà essenziali. Le meraviglie di cui si parla, saranno a disposizione di pochi o di molti? Vivremo meglio, grazie alle nuove tecnologie di accrescimento delle potenzialità o ci elimineremo più facilmente, con la maggiore sofisticazione degli apparati militari di smaltimento degli scarti?”.
“Papa Leone si è già mostrato decisamente sensibile all’impatto epocale delle nuove tecnologie – prosegue – il cui salto di qualità chiede un corrispondente cambio di passo dell’impegno culturale dei credenti”.
“Siamo in una terza guerra mondiale ‘a pezzi’ combattuta con straordinaria crudeltà; contro i civili, contro gli innocenti come i bambini, le donne, gli anziani. Si uccide e si lascia morire di fame senza pietà. Stiamo fagocitando il futuro dell’umanità e ipotecando la coesistenza pacifica; lasciamo macerie in una scia di orrori ed errori che si ripercuoteranno per decenni, ipotecando i rapporti tra i popoli. E siamo smarriti. Non credo ai proclami politici di facili soluzioni alle crisi e ai drammi che non si sono voluti prevenire quando era possibile. Siamo smarriti, delusi, sdegnati verso l’incapacità della politica e della diplomazia a risolvere problemi. Serve una visione dell’umanità pacificata. Un nuovo umanesimo. La strada esiste: una pace disarmata, disarmante, umile, perseverante. Sono parole pronunciate l’8 maggio da papa Leone XIV. Ci siano di guida e ispirazione”.