E’ una Cattedrale gremita a dare questa mattina l’ultimo saluto a Biagio Conte, il missionario laico fondatore della Missione Speranza e Carità morto la settimana scorsa dopo una lunga malattia. Centinaia di persone affollano la chiesa e tante sono rimaste fuori dove è stato allestito un maxi schermo per consentire a tutti di seguire la funzione. Sul feretro, una semplice bara di legno chiaro, è stato posto un evangeliario e attorno fiori bianchi e gialli. A celebrare la funzione è l’arcivescovo di Palermo monsignore Corrado Lorefice. Presenti i familiari di Biagio Conte e, fra le autorità, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.
Le parole di Lorefice
“Fratel Biagio era laico cristiano, un mite potente lottatore”. Nelle parole dell’arcivescovo Corrado Lorefice c’e’ un breve ma preciso ritratto di Biagio Conte, il missionario dei poveri morto a 59 anni. I suoi funerali solenni sono celebrati nella cattedrale nella quale si e’ ritrovata la Palermo che ha amato fratel Biagio e sostenuto la sua missione. La salma, in una bara di legno povero di colore chiaro, e’ stata deposta davanti all’altare circondata da volontari e ospiti della Comunita’ fondata da Fratel Biagio. Lottava, ricorda monsignor Lorefice, con l’arma del digiuno per tendere al massimo la sua “forza umile e non violenta”. Esprimeva cosi’ un impegno cominciato trenta anni fa con la creazione della missione Speranza e carita’ che nel tempo e’ diventata una rete di solidarieta’ umana che in dieci comunita’ accoglie quasi 600 persone: ultimi, disperati, poveri, migranti.
Il dolore e la povertà dei fratelli
“L’unica eredita’ di cui Fratel Biagio si e’ appropriato – aggiunge l’arcivescovo – e’ stata il dolore e la poverta’ dei fratelli. L’eredita’ che ci lascia e’ la ricchezza del suo esempio”. Lorefice ricorda poi il percorso umano di fratel Biagio ispirato al messaggio di san Francesco: era ricco e non gli mancava nulla ma ha fatto una scelta di rinunce per dedicarsi al riscatto dei poveri. Erano loro, la pace e la giustizia le sue passioni. “Vedevamo in lui – dice ancora Lorefice – una certezza che vorremmo diventasse sempre nostra, di ogni uomo e di ogni donna di buona volonta’. C’era una dolcezza nel suo essere che veniva da un Altrove, una vitalita’ che trovava le sue sorgenti in uno spazio inedito. Per questo fratel Biagio era vivo. Pieno di vita anche alla fine, sul letto che era diventato la sua croce.Sempre attento a cio’ che succedeva nella citta’ terrena, sempre in movimento. Anche alla fine, quando non poteva piu’ muovere i piedi, le gambe, ma continuava a muovere il suo cuore, sul sentiero della vita”.
L’arcivescovo si commuove
Avviandosi alla conclusione dell’omelia per i funerali di fratel Biagio l’arcivescovo Corrado Lorefice non riesce a trattenere la sua commozione. “Siamo anche noi turbati” riesce a dire. Poi si ferma per alcuni istanti mentre in chiesa si levava un applauso prolungato e molto partecipato. Hanno applaudito anche le centinaia di persone che non sono riuscite a entrare in cattedrale. La salma di fratel Biagio sara’ inumata nella missione da lui fondata.