“I giovani, sostenuti dalla speranza che si fonda sulla fede, possono spezzare le catene fatte di risentimenti, incomprensioni e pregiudizi, che per secoli hanno tenuto prigionieri cattolici e ortodossi, impedendo loro di riconoscersi fratelli uniti nella diversità, capaci di testimoniare l’amore di Cristo, specialmente in questo mondo così diviso e conflittuale”. Lo ha affermato il Papa, che nel discorso rivolto al metropoilta Agathanghelos, direttore generale della Apostolikì Diakonia della Chiesa di Grecia, e alla delegazione del Collegio teologico di Atene ha rivolto un pensiero “pieno di fraterno affetto”, all’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos, “uomo di profonda fede e pastore sapiente, che ho incontrato in occasione dei miei viaggi in Grecia, e al quale sono vivamente grato per il sostegno che ha assicurato e continua ad assicurare alle attività che l’Apostolikì Diakonia e il Comitato cattolico per la Collaborazione Culturale promuovono congiuntamente”.
“Sono stato lieto di apprendere che anche la prossima estate accoglierete, nel Collegio teologico di Atene, un gruppo di studenti cattolici, che saranno iniziati alla conoscenza della lingua greca moderna e della Chiesa ortodossa”, ha proseguito Francesco: “Camminando insieme, lavorando insieme e pregando insieme, ci prepariamo a ricevere da Dio il dono dell’unità che, in quanto frutto dello Spirito Santo, sarà comunione e armonia nelle legittime diversità”.
la distruzione dell’ambiente è un’offesa contro Dio
“I dati sul cambiamento climatico si aggravano di anno in anno, ed è pertanto urgente proteggere le persone e la natura”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, ricevendo in udienza i partecipanti all’incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sul tema: “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”, che si è concluso con l’elaborazione di “un protocollo universale di resilienza”.
“Le popolazioni più povere, che hanno ben poco a che fare con le emissioni inquinanti, dovranno ricevere maggior sostegno e protezione: sono delle vittime”, l’esortazione di Francesco, secondo il quale “la distruzione dell’ambiente è un’offesa contro Dio, un peccato che non è solo personale ma anche strutturale, che mette in grave pericolo tutti gli esseri umani, soprattutto i più vulnerabili, e minaccia di scatenare un conflitto tra generazioni”.
“Stiamo lavorando per una cultura della vita o una cultura della morte?”. È questa, per il Papa, la domanda da porsi per affrontare il cambiamento climatico, che è “una questione sociale globale e intimamente legata alla dignità della vita umana”. “Dobbiamo essere attenti al grido della terra, ascoltare la supplica dei poveri, essere sensibili alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini: abbiamo la grave responsabilità di garantire che non venga loro negato il futuro”, ha ribadito Francesco.
Sviluppo umano sostenibile
Di qui l’opzione per “uno sviluppo umano sostenibile” che ci permetta di affrontare “sfide sistemiche distinte ma interconnesse: “il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale, le disparità globali, l’insicurezza alimentare e una minaccia alla dignità delle popolazioni coinvolte”. “A meno che non vengano affrontati collettivamente e con urgenza, questi problemi rappresentano minacce esistenziali per l’umanità, per gli altri esseri viventi e per gli ecosistemi”, l’appello del Papa: “sono i poveri della terra a soffrire maggiormente, nonostante contribuiscano in misura minore al problema”. “Le Nazioni più ricche, circa un miliardo di persone, producono oltre la metà degli inquinanti che intrappolano il calore”, ha argomentato Francesco: “Al contrario, i tre miliardi di persone più povere contribuiscono per meno del 10%, ma sopportano il 75% delle perdite che ne derivano. I 46 Paesi meno sviluppati – per lo più africani – rappresentano solo l’1% delle emissioni globali di CO2. Al contrario, le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% di queste emissioni”.
sul clima agire con urgenza
“La crisi climatica richiede una sinfonia di cooperazione e solidarietà globale. Il lavoro deve esser sinfonico: armonicamente, tutti insieme”. E’ la proposta del Papa, nel discorso rivolto ai i partecipanti all’incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sul tema: “Dalla crisi climatica alla resilienza climatica”. “Mediante la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura, rafforziamo la resilienza, in particolare la resilienza alla siccità”, ha spiegato Francesco, secondo il quale “va sviluppata una nuova architettura finanziaria che risponda alle esigenze del Sud del mondo e degli Stati insulari gravemente colpiti dai disastri climatici”. “La ristrutturazione e riduzione del debito, insieme allo sviluppo di una nuova Carta finanziaria globale entro il 2025, riconoscendo una sorta di debito ecologico – dovete lavorare su questa parola – possono essere di valido aiuto alla mitigazione dei cambiamenti climatici”, ha proposto inoltre il Papa, esortando i presenti a “continuare a cooperare alla transizione dall’attuale crisi climatica alla resilienza climatica con equità e giustizia sociale”: “occorre agire con urgenza, compassione e determinazione, perché la posta in gioco non potrebbe essere più alta”.
“Le donne e i bambini sopportano un peso sproporzionato”, ha detto il Papa. “Spesso le donne non dispongono del medesimo accesso alle risorse degli uomini; inoltre, la cura della casa e dei bambini può ostacolare la possibilità di migrare in caso di catastrofe”, l’analisi di Francesco, secondo il quale “le donne non sono solo vittime del cambiamento climatico: sono anche potenti agenti di resilienza e adattamento”. Riguardo ai bambini, “quasi un miliardo di essi risiedono in Paesi che affrontano un rischio estremamente elevato di devastazione legata al clima”, il grido d’allarme di Francesco: “L’età evolutiva li rende più suscettibili agli effetti, sia fisici che psicologici, del cambiamento climatico.
Il rifiuto di agire rapidamente per proteggere i più vulnerabili esposti al cambiamento climatico provocato dall’uomo è una colpa grave”. “Un ordinato progresso è poi ostacolato dalla vorace ricerca di guadagni a breve termine delle industrie inquinanti e dalla disinformazione, che genera confusione e ostacola gli sforzi collettivi per un’inversione di rotta”, ha proseguito il Papa:
“Il cammino è difficoltoso e irto di pericoli. I dati emersi da questo vertice rivelano che lo spettro del cambiamento climatico incombe su ogni aspetto dell’esistenza, minacciando l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici. Altrettanto allarmanti sono le minacce alla salute pubblica e al benessere. Assistiamo alla dissoluzione delle comunità e allo sfollamento forzato delle famiglie. L’inquinamento atmosferico miete prematuramente milioni di vite ogni anno”.
“Oltre tre miliardi e mezzo di persone vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni del cambiamento climatico, e questo spinge alla migrazione forzata”, ha ribadito Francesco. “Vediamo in questi anni quanti fratelli e sorelle perdono la vita nei viaggi disperati, e le previsioni sono preoccupanti”, ha denunciato, e “difendere la dignità e i diritti dei migranti climatici significa affermare la sacralità di ogni vita umana ed esige di onorare il mandato divino di custodire e proteggere la casa comune”. Tre le soluzioni proposte dal Pontefice per invertire la rotta: “adottare un approccio universale e un’azione rapida e risoluta, in grado di produrre cambiamenti e decisioni politiche; invertire la curva del riscaldamento, cercando di dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo; puntare a una de-carbonizzazione globale, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili”.
Per Francesco vanno rimosse, inoltre, “le grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, mediante una gestione ambientale che abbraccia diverse generazioni”. “E’ un lavoro lungo ma lungimirante, dobbiamo prenderlo insieme”, ha aggiunto ‘a braccio’.