“In un mondo inquinato dall’individualismo, che spesso vede nell’altro più un nemico da combattere che un fratello da incontrare, il vostro gesto disinteressato e anonimo è un segno che vince l’indifferenza e la solitudine, supera i confini e abbatte le barriere”. Lo ha detto il Papa nell’udienza ai donatori di sangue. “Il donatore – ha proseguito il Pontefice – non sa a chi andrà il suo sangue, né chi riceve una trasfusione sa in genere chi è il suo benefattore. E il sangue stesso, nelle sue funzioni vitali, è un simbolo eloquente: non guarda al colore della pelle, né all’appartenenza etnica o religiosa di chi lo riceve, ma entra umilmente là dove può, cercando di raggiungere, correndo nelle vene, ogni parte dell’organismo, per portarvi energia. Così agisce l’amore”.
Per Papa Francesco “è significativo, in proposito, il gesto di stendere il braccio, che si fa nel momento del prelievo.
Somiglia tanto a quello compiuto da Gesù nella Passione, quando volontariamente ha disteso il suo corpo sulla croce”. “È un gesto che parla di Dio, e ci ricorda che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità”, ha concluso il Papa.
L’altra udienza
“L’istruzione cattolica dovrà promuovere una cultura della curiosità” che “non è lo stesso della cultura del chiacchiericcio”, “valorizzando l’arte di fare domande”, “è quello che ci insegnano i bambini nell’età dei perché”. Lo ha detto il Papa nell’udienza al Patto educativo globale.
Quindi ha raccontato un aneddoto della sua infanzia. “Mi avevano portato a fare un intervento” di tonsille. “In quel tempo non c’era l’anestesia per quello, si faceva in modo molto pratico: l’infermiere ti prendeva per la mano, non potevi muoverti, ti apriva la bocca e con due” colpi di “forbici, zac zac, è finita la storia. E lì poi ti davano il gelato per fare la coagulazione”.
“All’uscita papà chiama un taxi – ha raccontato ancora il Pontefice – e torniamo a casa. Alla fine” della corsa del taxi “papà paga”. “Il giorno dopo, quando potevo parlare, ho chiesto: ‘papà ma perchè hai pagato?’. E mi spiegò che cosa era il taxi. ‘Ma papà, tutte le macchine della città non sono tue?'”. Il Papa ricorda allora la “grande delusione perché papà non era padrone di tutte le macchine…”.
“Il perchè dai bambini tante volte nasce da una delusione e da una curiosità”.
Allora Papa Francesco ha invitato ad “ascoltare le domande dei bambini e imparare noi a farne, questo ci aiuta tanto”, “questo io chiamo cultura della curiosità. I bambini sono curiosi, nel buon senso della parola”. “E’ l’arte di fare domande”, ha concluso il Papa.