”La speranza cristiana, che si è compiuta in Gesù e si realizza nel suo Regno, ha bisogno di noi e del nostro impegno, di una fede operosa nella carità, di cristiani che non si girano dall’altra parte”. Lo dice il Papa nella Messa presieduta nella Basilica di San Pietro in occasione della Giornata mondiale dei poveri. Bergoglio ricorda che ”un teologo del Novecento diceva che la fede cristiana deve generare in noi una ‘mistica dagli occhi aperti’: non una spiritualità che fugge dal mondo ma, al contrario, una fede che apre gli occhi sulle sofferenze del mondo e sulle infelicità dei poveri, per esercitare la stessa compassione di Cristo”. ”E non dobbiamo guardare solo ai grandi problemi della povertà mondiale, – avverte -ma al poco che tutti possiamo fare ogni giorno: con i nostri stili di vita, con l’attenzione e la cura per l’ambiente in cui viviamo, con la ricerca tenace della giustizia, con la condivisione dei nostri beni con chi è più povero, con l’impegno sociale e politico per migliorare la realtà che ci circonda. Potrà sembrarci poca cosa, ma il nostro poco sarà come le prime foglie che spuntano sull’albero di fico: un anticipo dell’estate ormai vicina”.
La Messa nella Giornata Mondiale dei Poveri
‘Il monito nella Giornata mondiale dei poveri, no a fede che si riduce a devozione innocua e non disturba i potenti’ ”Nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo, c’è un’incrollabile speranza che brilla”. Lo sottolinea il Papa. Bergoglio invita a soffermarsi su due realtà: ”angoscia e speranza, che sempre si sfidano a duello nel campo del nostro cuore. Anzitutto l’angoscia. È un sentimento diffuso nella nostra epoca, dove la comunicazione sociale amplifica problemi e ferite rendendo il mondo più insicuro e il futuro più incerto”.
”Se il nostro sguardo si ferma soltanto alla cronaca dei fatti, – avverte Francesco – dentro di noi l’angoscia ha il sopravvento. Anche oggi, infatti, vediamo il sole oscurarsi e la luna spegnersi, vediamo la fame e la carestia che opprimono tanti fratelli e sorelle, vediamo gli orrori della guerra e le morti innocenti; e, davanti a questo scenario, corriamo il rischio di sprofondare nello scoraggiamento e di non accorgerci della presenza di Dio dentro il dramma della storia.
Così, ci condanniamo all’impotenza; vediamo crescere attorno a noi l’ingiustizia che provoca il dolore dei poveri, ma ci accodiamo alla corrente rassegnata di coloro che, per comodità o per pigrizia, pensano che ‘il mondo va così’ e ‘io non posso farci niente’. Allora anche la stessa fede cristiana si riduce a una devozione innocua, che non disturba le potenze di questo mondo e non genera un impegno concreto nella carità”.
Bergoglio invita a non perdere mai la speranza: ”E mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri e gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare . Ma ecco che Gesù, in mezzo a quel quadro apocalittico, accende la speranza. Spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nella precarietà e nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino, non ci abbandona, agisce per la nostra salvezza”.
‘Non dimentichiamoci dei poveri”,dice ancora il Santo Padre. ”Si diventa Chiesa di Gesù nella misura in cui serviamo i poveri, perché solo così ‘la Chiesa ‘diventa’ sé stessa, cioè casa aperta a tutti, luogo della compassione di Dio per la vita di ogni uomo’ – osserva Bergoglio citando il card. Martini-. Lo dico alla Chiesa, lo dico ai Governi degli Stati e alle Organizzazioni internazionali, lo dico a ciascuno e a tutti: per favore, non dimentichiamoci dei poveri”.
Il Pontefice chiede poi ai fedeli un esame di coscienza rispetto a come ci si comporta verso i poveri e racconta un aneddoto di cui ha parlato diverse volte. Emblematico dell’atteggiamento ipocrita: “Guardavo una fotografia che ha fatto un fotografo romano. Usciva da un ristorante una copia adulta, quasi anziani, in inverno. Ben coperti dalla pelliccia entrambi. E a terra una signora povera a chiedere l’ elemosina. Entrambi guardavano da un’altra parte. Succede ogni giorno.
Chiediamoci se anche noi ci giriamo dall’altra parte”. Con chi è nel disagio, osserva ancora a braccio, ”ci si fa vicino con la nostra fratellanza. Non si tratta di buttare una moneta sulle mani di chi ha bisogno. Tu tocchi le sue mani? O butti la moneta senza guardarlo negli occhi?”.
”Mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri e gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare”. Lo denuncia il Papa nella messa presieduta nella Basilica di S. Pietro in occasione della Giornata mondiale dei poveri. ”Ma ecco che Gesù, in mezzo a quel quadro apocalittico, accende la speranza. Spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nella precarietà e nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino, non ci abbandona, agisce per la nostra salvezza”, l’incoraggiamento del Papa.
La benedizione delle 13 chiavi
Il Papa, prima della messa, simbolicamente ha benedetto 13 chiavi, che rappresentano i 13 Paesi in cui la Famvin Homeless Alliance (FHA), della Famiglia Vincenziana, con il Progetto “13 case” per il Giubileo, costruirà nuove abitazioni per persone disagiate. Tra questi Paesi c’è anche la Siria, le cui 13 case saranno finanziate direttamente dalla Santa Sede come gesto di carità per l’Anno Santo.
L’Angelus in Piazza San Pietro
Papa Francesco, dopo la Messa celebrata nella Basilica di San Pietro, ha recitato come ogni domenica a mezzogiorno l’Angelus. “In alcune circostanze della nostra vita, quando attraversiamo una crisi o sperimentiamo qualche fallimento, così pure quando vediamo attorno a noi il dolore causato dalle guerre, dalle violenze, dalle calamità naturali, abbiamo la sensazione che tutto vada verso la fine, e avvertiamo che anche le cose più belle passano”, ha detto il Pontefice commentando il Vangelo del giorno.
“Le crisi e i fallimenti, però – ha proseguito -, anche se dolorosi, sono importanti, perché ci insegnano a dare a ogni cosa il giusto peso, a non attaccare il cuore alle realtà di questo mondo, perché esse passeranno: sono destinate a tramontare”. Ma secondo il Pontefice, “allo stesso tempo Gesù ci parla di ciò che resta. Tutto passa, ma le sue parole non passeranno: rimangono in eterno. Ci invita così a fidarci del Vangelo, che contiene una promessa di salvezza e di eternità, e a non vivere più sotto l’angoscia della morte”.
“Infatti, mentre tutto passa, Cristo resta”, ha ricordato Francesco: “In Lui un giorno ritroveremo le cose e le persone che sono passate e che ci hanno accompagnato nell’esistenza terrena”. E per il Papa, “alla luce di questa promessa di risurrezione, ogni realtà acquista un significato nuovo: tutto muore e anche noi un giorno moriremo, ma non perderemo nulla di quanto abbiamo costruito e amato, perché la morte sarà l’inizio di una nuova vita”.
“Fratelli e sorelle, anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta – ha aggiunto il Pontefice -: Dio prepara per noi un futuro di vita e di gioia”. “E allora chiediamoci: siamo attaccati alle cose della terra, che passano in fretta, o alle parole del Signore che restano e ci guidano verso l’eternità?
Facciamoci questa domanda, per favore. Ci aiuterà”, ha concluso.
Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato che ieri in Albania “sono stati beatificati due martiri, vittime della persecuzione religiosa del ventesimo secolo. E oggi a Friburgo in Brisgovia è stato identificato un altro martire, avversato dal nazismo per il suo impegno religioso in favore della pace. L’esempio di questi martiri conforti tanti cristiani che nel nostro tempo sono discriminati per la fede”.
“Oggi – ha aggiunto – celebriamo la Giornata mondiale dei poveri. Ringrazio quanti nelle diocesi e parrocchie hanno promosso iniziative di solidarietà con i più disagiati. E in questo giorno ricordiamo anche tutte le vittime della strada. Preghiamo per loro, per i familiari e impegniamoci a prevenire gli incidenti. Non dimentichiamo che i poveri non possono aspettare. E mi unisco alla Chiesa in Italia che domani ripropone la giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti degli abusi. Ogni abuso è un tradimento di fiducia. E un tradimento alla vita”.
Alla termine il consueto appello per la pace: “Preghiamo per la pace, nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, in Myanmar, in Sudan”, ha detto il Santo Padre. “La guerra rende disumani, induce a tollerare crimini inaccettabili – ha aggiunto il Pontefice -. I governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono pace”.
Il pranzo con i poveri
Il Papa, al termine dell’Angelus, nella ottava Giornata mondiale dedicata ai poveri ha pranzato come di consueto con loro. Quest’anno si è seduto a tavola nell’aula Paolo VI con 1300 poveri e il pranzo è stato offerto dalla Croce Rossa Italiana. Lasagne, verdure e polpettone nel menù.
Foto: Vatican Media