“Meraviglia e gratitudine”. Sono i due atteggiamenti di cui ha parlato papa Francesco all’Angelus commentando l’episodio evangelico di Gesù che afferma “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51), e che quindi davanti alla folla “si identifica con l’alimento più comune e quotidiano, il pane: io sono il pane”. “Come può Gesù darci da mangiare la propria carne? Anche noi oggi ci poniamo questa domanda: però con meraviglia e gratitudine”, ha detto il Pontefice.
Le parole del Papa all’Angelus
“Ecco due atteggiamenti sui quali riflettere. Primo: la meraviglia, perché le parole di Gesù ci sorprendono – ha proseguito -. Il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro”. “Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra – ha spiegato Francesco -. E questo ci porta al secondo atteggiamento: la gratitudine, perché riconosciamo Gesù lì dove si fa presente per noi e con noi”. In altre parole, “il pane celeste, che viene dal Padre, è proprio il Figlio fatto carne per noi. Questo alimento ci è più che necessario, perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore”.
“Gesù si prende cura del bisogno più grande – ha osservato il papa -: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, per sempre. Grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi”. “Il pane vivo e vero – ha quindi sottolineato – non è dunque un qualcosa di magico, che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno”. “Chiediamoci allora – ha esortato il Pontefice -: ho fame e sete di salvezza, non solo per me, ma per tutti i miei fratelli e sorelle? Quando ricevo l’Eucaristia, che è il miracolo della misericordia, so stupirmi davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi?”
La beatificazione di tre missionari
Dopo aver recitato l’Angelus Papa Francesco ha ricordato la beatificazione nella Repubblica Democratica del Congo di tre missionari saveriani italiani e di un sacerdote congolese uccisi nel 1964. “Preghiamo per le strade di pace – ha concluso – che si possano aprire in Medio Oriente, Ucraina, Myanmar e ogni zona di guerra”. Il Papa ha auspicato “impegno di dialogo e negoziato, astenendosi da azioni violente”.
Foto: Vatican Media