“La pena di morte non è in alcun modo la soluzione di fronte alla violenza che può colpire persone innocenti. Le esecuzioni capitali, lungi dal fare giustizia, alimentano un senso di vendetta che si trasforma in un veleno pericoloso per il corpo delle nostre società civili. Gli Stati dovrebbero preoccuparsi di permettere ai detenuti la possibilità di cambiare realmente vita, piuttosto che investire denaro e risorse nel sopprimerli, come fossero esseri umani non più degni di vivere e di cui disfarsi”. Così Papa Francesco nella prefazione, riportata su Vatican News, del libro “Un cristiano nel braccio della morte. Il mio impegno a fianco dei condannati” di Dale Racinella, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, in uscita martedì 27 agosto.
Le parole di Francesco
“La vicenda umana di Dale Recinella, che ho incontrato a un’udienza, ho conosciuto meglio attraverso gli articoli da lui scritti negli anni per L’Osservatore Romano e ora mediante questo libro che tocca il cuore, è una conferma – scrive Francesco – di quanto detto: solo così si può spiegare come sia stato possibile che un uomo, con in testa ben altri traguardi da raggiungere nel proprio futuro, sia diventato il cappellano, da cristiano laico, marito e padre, dei condannati alla pena capitale. Un compito difficilissimo, rischioso e arduo da praticare, perché tocca con mano il male in tutte le sue dimensioni: il male compiuto verso le vittime, e che non si può riparare; il male che il condannato sta vivendo, sapendosi destinato a morte certa; il male che, con la pratica della pena capitale, viene instillato nella società”. “Proprio il Giubileo – sottolinea il Papa nella prefazione – dovrebbe impegnare tutti i credenti per chiedere con voce univoca l’abolizione della pena di morte, pratica che, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, ‘è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona!'”.