“Abbiamo bisogno di una Chiesa e di una società che non escludono nessuno, che non trattano nessuno da ‘impuro’, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi: sia amato senza aggettivi”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco all’Angelus, in cui, commentando le letture del giorno e in particolare l’episodio evangelico della risurrezione della figlia di Giairo e della guarigione dell’emorroissa, ha spiegato che “prima ancora della guarigione fisica”, Gesù “mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra”.
Le parole di Papa Francesco
Invece, “Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l’impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma viene da un cuore impuro”. “Impariamo questo, allora – ha continuato il Papa – : davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, alle ferite dell’anima, alle situazioni che ci schiacciano, e anche davanti al peccato, Dio non ci tiene a distanza, non si vergogna di noi, non ci giudica”. Al contrario, “Egli si avvicina per farsi toccare e per toccarci, e sempre ci rialza dalla morte. Sempre ci prende per mano per dirci: figlia, figlio, alzati, cammina, vai avanti!”. “Fissiamo nel cuore questa immagine che Gesù ci consegna – ha suggerito Francesco -: Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita. Egli non discrimina nessuno perché ama tutti”. “E allora possiamo chiederci – ha esortato -: noi crediamo che Dio è così? Ci lasciamo toccare dal Signore, dalla sua Parola, dal suo amore? Entriamo in relazione con i fratelli offrendo loro una mano per rialzarsi, oppure ci teniamo a distanza ed etichettiamo le persone in base ai nostri gusti e alle nostre preferenze? Noi etichettiamo le persone: vi faccio una domanda, Dio etichetta le persone?”.
Viviamo un tempo di martirio
“Oggi – ha detto il Santo Padre alla fine della preghiera dell’Angelus – si ricordano i Protomartiri romani, anche noi viviamo in un tempo di martirio ancora di più dei primi secoli. In varie parti del mondo tanti fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri affrontano il martirio a guanti bianchi, sosteniamoli con la preghiera e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza di amore per Cristo. Imploriamo il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di chi vuole la guerra perché si convertano a progetti di dialogo e di pace: non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar, e tanti altri posti dove si soffre tanto a causa della guerra”.
Foto: Vatican Media